La Nuova Sardegna

Nuoro

Comune, sparite altre quattro grandi tele

di Luciano Piras
Comune, sparite altre quattro grandi tele

L’accusa di Montesu: «Mancano all’appello tre oli di Giovanni Ciusa Romagna e un Redentore di Adolfo Florjs»

18 aprile 2013
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NUORO. Non solo piccoli acquerelli, ma anche grandi opere. Il maestoso marmo del Cristo di Vincenzo Jerace, di cui non si è saputo più nulla, nonostante gli appelli della figlia dello scultore, Luisa, che lo aveva donato al Comune quand’ancora il Comune di Nuoro era a palazzo Mereu, corso Garibaldi. A mancare all’appello, ora, ci sarebbero anche un altro Redentore, olio su tela del maestro Adolfo Florjs, e ben tre opere di Giovanni Ciusa Romagna: la “Cattedrale di Orosei”, “Donne in costume” e “Donne di Oliena”. Tre oli su tela di grandi dimensioni. Non soltanto i piccoli acquerelli del poeta Sebastiano Satta, dunque: nel corso degli anni, dal patrimonio artistico comunale sarebbero scomparse opere che non erano certamente facili da nascondere sotto una giacca o in una busta.

Ad allungare l’elenco delle sparizioni magiche dagli uffici e dai corridoi del municipio è ancora una volta il consigliere di opposizione Beppe Montesu (Pdl), che ha già presentato una interrogazione sul caso dei due “Rifiuti del mare” firmati dal Vate barbaricino. Dopo il clamore della restituzione della “Pastorella con gregge” da parte dell’ex sindaco Martino Corda, Montesu sta passando in rassegna le opere regalate all’Amministrazione e mai catalogate. «Come mai queste opere d’arte non vengono acquisite al patrimonio comunale?» chiede. «Come mai – insiste – il Comune di Nuoro non ha ancora un regolamento apposito che metta ordine alle donazioni?».

L’assessore alla Cultura nonché vice sindaco Leonardo Moro assicura che darà tutte le risposte in consiglio comunale. Contattato dalla Nuova, preferisce aspettare la convocazione dell’assise. Certo è che Moro è al lavoro da tempo a un progetto di catalogazione scientifica di tutte le opere ricevute in dono dalle varie amministrazioni che si sono succedute negli anni. Quadri, sculture, ceramiche, volumi: ogni singolo bene mobile di rilevanza culturale verrà inventariato e certificato.

Intanto resta aperto il mistero degli acquerelli e delle tre tele di Giovanni Ciusa Romagna.Per ora, nel municipio di via Dante, tutti ne hanno sentito parlare, ma nessuno sa più nulla. Nulla di nulla. Come nulla si sa del Redentore donato sei anni fa (amministrazione Zidda) da Adolfo noto Foffo Florjs. Una tela 50 per 70 centimetri, con un tramonto barbaricino alle spalle del Cristo. «Ho chiesto diverse volte che fine abbia fatto – conferma l’artista –, ma non ho mai avuto alcuna risposta».

Nato a Cagliari, classe 1941, ma barbaricino di origini (è nuorese da parte di madre), Florjs aveva donato il suo quadro in occasione di una esposizione a Nuoro. Una mostra di figure e paesaggi del passato, della Sardegna centrale. Considerato l’ultimo maestro del figurativo sardo (della scuola aperta dallo scultore nuorese Francesco Ciusa – zio di Giovanni Ciusa Romagna – e dai pittori Giuseppe Biasi e Filippo Figari), Florjs avrebbe voluto vedere la sua opera esposta al pubblico nel palazzo civico. «Ma così non è» sussurra desolato. Potrebbe essere, tuttavia, che la sua opera si finita in qualche magazzino dello stesso Comune o comunque nascosta in qualche ufficio del palazzo, sempre che qualcuno non abbia pensato di “alleggerire” il patrimonio artistico dell’amministrazione.

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