La Nuova Sardegna

Nuoro

Le maschere antiche della Barbagia si fondono con l’arte

di Mattia Sanna
Le maschere antiche della Barbagia si fondono con l’arte

Una mostra fotografica e un’esposizione di opere raccontano riti e simboli del carnevale a Mamoiada

12 febbraio 2013
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MAMOIADA. La ritualità del carnevale di Mamoiada si fonde con l’arte e la cultura in due mostre organizzate dalla cooperativa Viseras, aperte al pubblico fino a domenica 17 febbraio. “Maschere di Barbagia. Mamuthones e Issohàdores, Boes e Merdules, Thurpos e Eritajos nei tradizionali carnevali di Mamoiada, Ottana e Orotelli”: ritratti dai dodici scatti di Tonino Mosconi e Maria Laura Putzu. I due fotografi freelance, noti per i reportage sui popoli e le regioni dei cinque continenti del globo realizzati durante i loro numerosi viaggi attorno al mondo, hanno costruito un itinerario narrante, che racconta di alcuni antichi carnevali della Sardegna: i fuochi in onore di Sant'Antonio, la vestizione e la preparazione delle maschere, le danze, le liturgie precristiane; ritratti rivisitati e reinterpretati dall’obiettivo e dalla prospettiva degli artisti. Il museo delle maschere mediterranee offre ai visitatori, attraverso le immagini tratte dalle tre monografie dei fotografi-autori, “Maschere”, “Riti” e “Tradizioni nel cuore della Barbagia”, un incantevole e intenso percorso icastico, fatto di scatti animati e dinamici, di colori forti e luminosi, di chiaroscuri e di tonalità vive. La seconda mostra, ospitata al museo della cultura e del lavoro, è un’esposizione di arte, idee, pensieri, parole e manufatti in ceramica, legno e orbace. “ImprovvisaMente” raccoglie le creazioni di giovani artisti, ospitate, non a caso, in un museo giovane anch'esso, con appena due anni di vita. Nelle sale dove è rappresentata l’esistenza e la quotidianità passata, attraverso gli abiti indossati nelle diverse occasioni dagli uomini e dalle donne di Mamoiada, raffigurati nei momenti essenziali e nelle tappe più importanti della vita, sono stati collocati i lavori dei vari artisti. In quella della nascita, ad esempio, trovano posto le opere in legno, (animali, omini, personaggi della cultura sarda, giocosi guerrieri nuragici), di Federico Coni, “umile artigiano”, ribattezzatosi Maestrodascia. In quella dell’adolescenza, invece, Marialuisa Careddu ha composto i suoi Totem di orbace e tele tradizionali, “poesie senza parole”, come ama definirle la creatrice, che tradiscono l’essenzialità di una vita sobria, “dura ma densa di rituali”. E ancora. La trasformazione dell’argilla delle due sorelle di Mogoro (Ariu ceramiche), ricreata nella semplicità di una pecorella e la ricercatezza nello studio dei tessuti della ceramista Valeria Tola, chiudono, nella sala del matrimonio e del lavoro, la visita ideale di un pubblico che resterà sicuramente estasiato.

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