La Nuova Sardegna

Nuoro

Bitti: la lingua sarda è ostaggio di una lobby che si spartisce tutto

Giovanni Bua
Bitti: la lingua sarda è ostaggio di una lobby che si spartisce tutto

Le accuse di un ex membro dell’osservatorio della Sardegna, autrice di due ricorsi al Tar dopo l’assegnazione della gestione dello sportello provinciale all’istituto sassarese Bellieni

27 novembre 2012
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NUORO. Un blocco di potere. Che, partendo dalla Regione e la Provincia, e passando per istituti (di provata fama) e case editrici, gestisce tutto il settore della promozione della cultura e lingua sarda nella pubblica amministrazione: dalle traduzioni ai corsi, fino agli sportelli linguistici provinciali.

È pesante l’accusa di Angela Bitti, ex membro dell'Osservatorio lingua sarda della Sardegna. Che da anni combatte contro questo «blocco» una sua personale battaglia. Fatta a colpi di ricorsi al Tar (uno, vinto, contro il comune di Bitti, attualmente di fronte al Consiglio di Stato, uno amministrativo sempre contro il comune di Bitti, e uno alla Provincia, vinto anche se inefficace), schermaglie in riunione (e in rete). Accuse e dispetti.

Domande e interrogazioni. In particolare una dei Rossomori, che attende risposta nel consiglio provinciale di Nuoro, sull’ultimo bando per lo sportello linguistico. Assegnato con procedura d’urgenza all’istituto sassarese Bellieni dopo un pasticciaccio di ricorsi, graduatorie integrate, annullate, riusate.

Come risposta attendono le domande che Angela Bitti rivolge alla Provincia: «Come mai sono stati reclutati due operatori senza concorso assunti direttamente dal Bellieni – scrive–. Il dirigente di settore della provincia, negli atti di difesa del ricorso al Tar ha dichiarato che in Sardegna non esistono Enti di formazione che sfornino esperti di lingua sarda (dimenticando le Università) ma, in un secondo momento, improvvisamente, dovendo gestire due sportelli rimasti scoperti dopo l'espletamento del concorso, individua nell'Istituto Bellieni l'unico capace di fornire queste due professionalità mancanti. Per cui due operatori senza titoli validi ai fini concorsuali sono stati reclutati dal Bellieni per chiamata diretta». «Come mai i due incarichi per i posti vacanti furono conferiti dal Bellieni prima che la Provincia gli affidasse l'incarico di gestione?», continua Bitti. «E, in merito al 2012, come mai dopo il 31 dicembre 2011, avendo i fondi già a disposizione per riassumere i primi quattro in graduatoria e nonostante la Provincia dovesse procedere a riconferire immediatamente gli incarichi per l'annualità successiva, attingendo dalla stessa graduatoria per tre anni e tenendo conto dei tempi richiesti dalla Regione, tiene congelato il conferimento degli stessi e attende la sentenza del Tar del 12 aprile 2012?». E ancora: «Come mai la Provincia, dopo la sentenza del Tar che annulla la graduatoria, non rifà il concorso ottemperando alla stessa sentenza? Come mai prima aspetta ad aprile per procedere all'affidamento degli incarichi e poi dichiara l'urgenza di dover provvedere alla gestione degli sportelli e dichiarando di non poter attingere dalla graduatoria annullata, affida l'incarico al Bellieni che procede a reclutare gli operatori direttamente dalla stessa graduatoria cassata dal Tar (saltando però i primi tre), e fa partire a sua volta, nonostante l'urgenza, i lavori degli sportelli ben quattro mesi dopo la sentenza?».

«Come mai viene affidata la gestione del servizio al Bellieni se di fatto a coordinare e gestire i fondi per gli sportelli della lingua sarda è la direttrice dell'Ufficio lingua sarda della Provincia di Nuoro ed è la stessa Provincia di Nuoro che porta avanti i lavori di coordinamento e non il Bellieni? Come mai la Provincia che ha sostenuto di non avere fondi necessari per far lavorare tutti e tredici gli operatori, che poi diventano quattordici, decide di finanziare con fondi propri, sia per il 2010 e 2011, la figura, peraltro non prevista nel progetto, di un direttore e coordinatore dell'ufficio lingua sarda della Provincia? Come mai nella rendicontazione delle spese vengono dati per attività culturali 26mila euro proprio al Bellieni, e 16mila alla televisione dove lavora la direttrice dell'Ufficio lingua, membro della Commissione riparto fondi. Zero euro vengono date agli operatori per attività culturali, nonostante previsto dal progetto il loro compenso, e soprattutto nonostante siano stati loro a lavorarci per tutto il 2011. Come mai la Provincia non utilizza i fondi statali affidati alla Provincia dalla Regione, seguendo le direttive della stessa?».

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