La Nuova Sardegna

Nuoro

L’antimafia chiede il sequestro della casa del latitante Cubeddu

di Kety Sanna
L’antimafia chiede il sequestro della casa del latitante Cubeddu

«Frutto dell’attività criminale» la palazzina ad Arzana in cui vivono moglie e figlie. Il bandito alla macchia dal 1997

03 ottobre 2012
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NUORO. Il re dei latitanti sardi rischia il sequestro di alcuni beni di proprietà ubicati nel paese ogliastrino che gli ha dato i natali.

Ieri il tribunale di Nuoro si è riservato in merito alla richiesta di confisca dei beni di Attilio Cubeddu avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari.

Il collegio dei giudici, presieduto da Luigi Demuro, si è riunito per entrare nel merito della richiesta di applicazione della misura patrimoniale e, dopo aver ascoltato le argomentazioni delle parti, ha deciso di riservarsi.

Gli avvocati della famiglia del latitante (Francesco Marongiu e Rita Dedola) hanno sollevato un'eccezione: «A nostro avviso non è competenza del tribunale di Nuoro decidere su questa richiesta. Anche se dopo il referendum le province non esistono più, dobbiamo fare riferimento alla proroga che vedrebbe in questo caso nel tribunale di Lanusei la competenza territoriale. In alternativa sarebbe più competente il tribunale di Roma per il fatto che i reati contestati ad Attilio Cubeddu si sono verificati oltre Tirreno».

Di diversa opinione, il pubblico ministero Danilo Tronci, che ha portato avanti l’istanza della Dda. Il magistrato ha chiesto la confisca di una palazzina ad Arzana, dove tuttora vive la famiglia del latitante: un piano è occupato dalla moglie, e altri due dalle figlie. Al piano terra c’è un laboratorio di pasta artigianale. Ebbene, secondo l’accusa questi beni sarebbero frutto dei proventi dell'attività criminale del latitante, la cui pericolosità sociale è di per sé accertata e sussistente. Inoltre secondo il pm Tronci, la pertinenza di tale decisione è proprio del tribunale di Nuoro in quanto l'ultima “dimora” di Attilio Cubeddu prima dell'evasione era stato il carcere nuorese di Badu ’e Carros».

Tesi opposte sulle quali ora dovrà esprimersi il collegio.

Attilio Cubeddu, che ha l’onore di un profilo sull’enciclopedia libera Wikipedia viene definito «un criminale italiano che fece parte dell'anonima sequestri».

Nato ad Arzana nel 1947, noto fin da giovanissimo alle forze dell’ordine per i suoi numerosi precedenti penali, prese parte ai sequestri Rangoni Machiavelli e Bauer in Emilia Romagna, messi a segno entrambi nel 1983 e al sequestro Peruzzi, messo a segno in Toscana nel 1981. Quindi si diede alla latitanza. Arrestato nell'aprile del 1984 a Riccione, fu condannato a 30 anni di carcere. Durante la permanenza si comportò da detenuto modello, riuscendo a ottenere numerosi permessi premio; durante uno di questi, concessogli nel gennaio del 1997 con rientro previsto per il 7 febbraio, non tornò però al carcere di Badu’e Carros a Nuoro e si diede alla latitanza. Rimase coinvolto nel sequestro di Giuseppe Soffiantini e nell’omicidio del poliziotto dei Nocs Samuele Donatoni, reati per i quali fu condannato rispettivamente a 30 anni e all’ergastolo.

Fu fortemente sospettato (anche se mai formalmente incriminato) anche per il sequestro di Silvia Melis, rapita a Tortolì in nel 1997.

Di lui non si hanno più notizie certe dal mese di gennaio del 1998, subito dopo la liberazione di Giuseppe Soffiantini. Durante il dibattimento, un anno dopo, si era anche sparsa la voce che Attilio Cubeddu potesse essere deceduto, ma la notizia non ha mai trovato conferma.

Attualmente detiene il primo posto dell’elenco dei latitanti di massima pericolosità riportato nel sito del Ministero dell’interno.

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