La Nuova Sardegna

Nuoro

Inchiesta sull’uranio impoverito a Quirra, il pm al Senato

di Valeria Gianoglio
Inchiesta sull’uranio impoverito a Quirra, il pm al Senato

Lunga audizione di Fiordalisi che ha illustrato i risultati dell’indagine

09 maggio 2012
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PERDASDEFOGU. Era in programma da due mesi, ma con le 20 richieste di rinvio a giudizio sul caso Quirra ancora fresche di firma, non poteva capitare in un momento più topico: cominciata alle 20.30 è durata fino a notte fonda l’audizione romana del procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, davanti alla commissione d’inchiesta sull’Uranio impoverito, ed è servita per fare il bilancio di un anno e quattro mesi di inchiesta ormai chiusa e pronta, probabilmente entro la fine di giugno, ad approdare al delicato filtro dell’udienza preliminare davanti al gup del tribunale di Lanusei, Nicola Clivio.

«Volevamo verificare gli ultimi aggiornamenti delle indagini, avevamo programmato questo incontro da un paio di mesi, ma per puro caso è arrivato in un momento decisivo» spiega il componente sardo della commissione, l’ex sindaco di Olbia, Gian Piero Scanu, esponente del Pd. Il senatore aggiunge anche che sta per approdare in aula la mozione da lui presentata qualche mese fa che propone la chiusura dei poligoni sardi di Teulada e di Capo Frasca e la riconversione, invece, del poligono sperimentale interforze del Salto di Quirra.

«Sono convinto – precisa Scanu – che il poligono di Quirra debba tornare alla sua vocazione originaria che era quella della scienza. Per questo, nella mozione, insieme agli altri firmatari, chiediamo che venga riordinato, riorganizzato in questo senso».

Nel frattempo, su un fronte parallelo della vicenda Quirra, in questi mesi, e in particolare nelle ultime settimane, si è mossa l’Aeronautica militare. Già nei mesi scorsi aveva delimitato alcune zone del poligono: quelle più utilizzate per i lanci dei missili. In queste ultime settimane, invece, la stessa forza armata ha fatto partire la fase “b” e sta facendo realizzare una recinzione più robusta di intere zone del poligono. Ma in prospettiva sembra che gli interi 13mila e 200 ettari della base, o giù di lì, saranno delimitati e dunque chiusi all’accesso dei civili. Con buona pace dei pastori che sino all’anno scorso portavano il loro bestiame a pascolare proprio in quelle zone e che poi, in seguito ai primi risultati dell’inchiesta, erano stati sfrattati, in parte anche perché non in regola con i permessi amministrativi.

Si muovono pure, seppur con molta discrezione, i venti indagati per i quali il procuratore ha chiesto il rinvio a giudizio per reati che vanno dal falso ideologico all’omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri, e ancora all’ostacolo aggravato alla difesa da un disastro.

I sei generali, il sindaco di Perdasdefogu e gli esperti di varie società e istituzioni che hanno svolto analisi sul poligono stanno approntando la loro difesa insieme ai rispettivi avvocati. Gli ex comandanti del poligono indagati sono tutti difesi dall’avvocato Francesco Caput, dell’avvocatura dello Stato, e dall’avvocato Donato Marongiu, del foro di Lanusei. Nei loro confronti, l’accusa è quella di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri.

In sostanza, secondo il pm, non avevano «interdetto l’area demaniale militare alla popolazione locale, specialmente le aree ad alta intensità militare contaminate da sostanze chimiche tossiche, da sostanze radioattive, nonostante le intense e periodiche esercitazioni militari, con dispersione sul terreno di grossi quantitativi di metalli tossici e nonostante varie ditte avessero sperimentato nuovi materiali e armamenti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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