La Nuova Sardegna

Nuoro

Giacobbe: “Quattro mesi di caos a Badu ’e Carros”

di Valeria Gianoglio
Giacobbe: “Quattro mesi di caos a Badu ’e Carros”

L’ex direttore del penitenziario depone nella causa contro una contabile: «Ci sono stati giorni nei quali ho dovuto comprare l’acqua ai detenuti»

08 maggio 2012
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NUORO. «Ho trovato una situazione allucinante: non c’era un comandante degli agenti, non c’erano ordini. Mi sono dovuto dividere tra sei istituti penitenziari, spostarmi ogni giorno da un carcere all’altro, e un giorno, visto che è mancata l’acqua, ho persino dovuto comprare le bottiglie d’acqua per i detenuti. Mentre un altro, quando ero a Fossombrone, ho dovuto dare disposizioni a distanza perché a Badu ’e Carros era scoppiato un incendio».

Alle 9.30 di ieri, zainetto in mano pieno di carte e volto un po’ affaticato, Pantaleone Giacobbe si siede in udienza e per la prima volta in modo pubblico racconta il suo personale inferno come direttore in missione temporanea a Badu ’e Carros. Quei quattro mesi, dal 5 marzo al 10 luglio 2001, che tuttora lo ammette, «ho rimosso, ho rimosso in gran parte». Quel che ricorda perfettamente, invece, l’ex direttore dell’istituto penale di massima sicurezza, è il clima di intricato caos che si respirava nel penitenziario nuorese. Tra acqua che mancava, polizia penitenziaria in perenne stato di agitazione, rimostranze del personale, continue pressioni dei sindacati che segnalavano precise carenze e disservizi. In fondo, con le dovute proporzioni, nulla di troppo lontano da ciò che accade anche oggi: l’ultima denuncia da parte della Cisl risale ad alcuni giorni fa: a Badu ’e Carros, diceva, ci sono 60 agenti in meno.

Giacobbe non conosce il presente dell’istituto penitenziario barbaricino, ma, nonostante qualche episodio rimosso e qualche lacuna legata ai tanti anni trascorsi dai fatti, conosce la situazione del 2001. Ed è costretto a ricordare anche dal pm Giorgio Bocciarelli che lo incalza, visto che la sua è una delle testimonianze chiave al processo che da ben 11 anni – un vero record – vede una ragioniera contabile del carcere nuorese, Rosanna Capelli, a giudizio per interruzione di pubblico servizio. Erano state proprio due segnalazioni al ministero da parte dell’allora direttore Giacobbe, a segnare l’inizio dei guai giudiziari della ragioniera. Due relazioni, in particolare: una datata18 giugno 2011, l’altra datata 5 luglio dello stesso anno.

«In quelle relazioni – spiega Giacobbe al giudice – avevo spiegato che a Badu ’e Carros c’era una situazione di stallo totale, una situazione allarmante. Venivo in missione per tre giorni alla settimana, mi dividevo tra altri istituti, viaggiavo tutti i giorni. Nel settore contabile, soprattutto, era tutto fermo, non venivano adottati gli obblighi di pagamento. Andavo dal ragioniere a chiederne conto e quello mi rispondevo che il problema era mio. Il problema è che c’erano due persone che si bloccavano a vicenda». Certo è che, poi a giudizio, ci è finita una sola ed è proprio la contabile Capelli che per uscire fino in fondo pulita da un’accusa che ritiene ingiusta e assolutamente infondata, ha rinunciato persino alla prescrizione. Giacobbe, comunque, insiste. «Tra le altre cose – ricorda l’ex direttore – scopro che a Badu ’e Carros c’era una una cassa parallela dove venivano anche depositati i soldi che lasciavano i familiari dei detenuti. Erano soldi non contabilizzati. Una procedura che non era regolare». L’avvocato di Rosanna Capelli, Giovanna Angius, a quel punto, interviene decisa. «Dottor Giacobbe, ma mi sa dire, in effetti, quali omissioni avrebbe commesso la mia assistita? Quand’è che non avrebbe rispettato le consegne? Quand’è che avrebbe fatto qualcosa che non era autorizzata a fare?». Giacobbe non sa rispondere, o comunque non ricorda: ricorda solo che c’era una situazione di stallo. Per qualche singolare motivo, è stata chiamata a risponderne la sola Capelli, e non anche l’allora contabile generale. L’avvocato Angius mostra alcuni ordini di servizio che provavano che la sua assistita aveva agito sempre nel rispetto delle disposizioni o con tanto di autorizzazioni o di ordini da parte del contabile generale. «Posto che la competenza non era della Capelli – aggiunge l’avvocato – mi spieghi allora, dottor Giacobbe, in quale misura la Capelli avrebbe bloccato i pagamenti?». Giacobbe non sa o non ricorda. Nella prossima udienza, l’11 giugno, deporrà la stessa imputata. Poi, dopo 11 anni, il processo arriverà alle conclusioni.

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