La Nuova Sardegna

Si fa male a un piede, ma a Carloforte il pronto soccorso è solo un’insegna su una porta

di Simone Repetto
Si fa male a un piede, ma a Carloforte il pronto soccorso è solo un’insegna su una porta

Niente cure per un calciatore dilettante che, dopo un trasporto fortunoso, non le trova subito neppure al Sirai di Carbonia

22 gennaio 2014
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CARLOFORTE. Storie di disagi sanitari purtroppo ricorrenti per una comunità insulare come quella carlofortina.

Lunedì sera, alla Croce Azzurra scatta l'allarme per soccorrere un cittadino con una caviglia dolorante, a seguito di un trauma sportivo. E' un codice verde. Si va al pronto soccorso, non c'è possibilità di fare un esame radiologico, ne tantomeno di bloccare l'arto con una idonea fasciatura.

Così, si decide l'imbarco per l'ospedale Sirai di Carbonia, con la poco allegra prospettiva, citata anche dagli addetti ai lavori, che “la notte sarà lunga”.

Nel canale di San Pietro c'è maltempo e la Delcomar, che effettua i collegamenti serali e notturni in convenzione regionale verso Calasetta, potrebbero saltare alcune corse, come poi è accaduto. L'ambulanza si imbarca alla corsa di mezzanotte. Poi, si decide un trasbordo a Calasetta, con altra ambulanza del 118, perchè gli operatori della Croce Azzurra non vogliono ripetere l'esperienza di ritornare dall'ospedale e non trovare il traghetto ad attenderli, costringendoli a dormire sul molo per chissà quante ore.

Il trasbordo avviene col paziente che si sposta da una barella all'altra in mezzo a raffiche di vento, freddo e pioggia, giungendo al Sirai dopo aver vomitato per tutto il percorso. In ospedale, dopo aver messo la caviglia in sicurezza, scopre che non si possono fare lastre perchè il radiologo è reperibile solo per fatti più gravi e bisognerà attendere la mattinata.

Si prospetta di trascorre la notte in solitario su una scomoda sedia in sala d'attesa, circostanza evitata solo dopo che l'infortunato chiede con insistenza una branda per potersi almeno allungare. Il familiare che l'ha accompagnato, è invece costretto a dormire in macchina, in una notte tutt'altro che clemente.

Il calvario termina alle 14, quando i due fanno rientro a Carloforte stremati, costretti ancora una volta ad imbarcarsi sul traghetto a Calasetta per dirottamento corse Saremar da Portovesme, sempre causa maltempo.

Il fatto, purtroppo non isolato, pone le solite, serie questioni per chi vive in un'isola minore, dove trasporti e sanità devono necessariamente funzionare. Perchè il pronto soccorso non è dotato di attrezzature di base e competenze idonee a far fronte alle prime cure evitando, come già accaduto anche per mettere un paio di punti di sutura, di doversi recare in ospedale?

Prima, come per altri servizi specialistici, era possibile fare esami radiologici al poliambulatorio, oggi non più.

Che dire poi della necessità di avere un traghetto che non tema il maltempo nella più riparata rotta verso Calasetta, assicurando così la traversata, come hanno sempre fatto i “gloriosi e ultracinquantenni” traghetti Arbatax e La Maddalena della Saremar?

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