La Nuova Sardegna

Sanità all’anno zero e il sindaco Casti ora accusa la Regione

di Gianfranco Nurra
Sanità all’anno zero e il sindaco Casti ora accusa la Regione

Critiche su mobilità passiva, reparti e servizi a rischio Ma il manager dell’Asl 7: «Oncologia non chiuderà mai»

20 settembre 2013
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CARBONIA. «E’ ora che la Regione metta mano in maniera seria al problema sanità. Attendiamo ancora il nuovo piano sanitario e il piano della rete ospedaliera. Nel frattempo ci troviamo davanti a scelte che in mancanza di una programmazione complessiva sono lasciate a iniziative a livello locale che, non sembrano garantire le esigenze dei territori». Il sindaco Casti prende posizione sui temi della sanità, alzando il tiro sul responsabile primo della situazione. Ma poi guarda dritto alle decisioni del territorio: «Quella che si sta disegnando è una sanità che non guarda ai cittadini. E che comunque non risolve i problemi veri». Insomma, tante critiche: «Basta guardare ai due temi che toccano direttamente la popolazione: il primo è quello delle liste di attesa, sempre lunghissime, Il secondo è quello della mobilità passiva. I malati emigrano e si spendono decine di milioni di euro per prestazioni in altre asl, questo anche per specialità che sono presenti in ambito sulcitano. Sono due temi annosi, ma non mi pare che sia arrivata nessuna soluzione. Al di là della riorganizzazione ospedaliera, su cui possiamo essere d’accordo o meno, sono i servizi ad accesso diretto quelli che interessano i malati. La sanità qui è irraggiungibile e non è stato fatto niente».

Ma la mobilità passiva non può dipendere solo dalle liste di attesa. Continua Casti: «Certo, ma è anche colpa di una politica aziendale che perde i medici. Arrivano a Carbonia per scappare verso altre realtà. In altri tempi a Carbonia e Iglesias si faceva anche scuola… Oggi non sembra più così. C’è poi il problema dei reparti. Chiudere pediatria al Sirai, ad esempio, è inconcepibile. Ci sono reparti che non possono essere cancellati. Come non può essere cancellato nessuno degli ambulatori o dei day hospital». Le amministrazioni comunali raccolgono le lamentele dei cittadini. Avrebbero voce in capitolo ma perché non si mettono in prima fila? «In molti casi non siamo coinvolti nelle scelte. Altre volte, e dobbiamo fare autocritica, le assenze al momento delle decisioni sono state numerose. Non dimentichiamo però che la nostra voce si è fatta sentire spesso in maniera pesante. Come quando, nel 2011 abbiamo bocciato il bilancio. Il problema è che spesso è scopriamo quanto accade quanto tutto è deciso».

Ma se i comuni si svegliassero quale potrebbe essere il filo conduttore di una battaglia da portare avanti? Chiude il sindaco Casti: «Basta un solo principio: quello che sulla sanità non si può fare cassa e non si possono fare risparmi. Gestire la sanità solo guardando solo al bilancio è un comportamento di colpevole indifferenza ai problemi della gente. Gestire bene la sanità è garantire i servizi sanitari e potenziarli, non essere contenti perché con la chiusura di un reparto si risparmia qualche euro a scapito della salute». Sui servizi che chiudono, ultimo in ordine di tempo quello si Oncologia, è arrivata la replica del manager dell’Asl 7 Calamida: «Gli ambulatori non chiuderanno, nè ora nè in futuro. Basta con notizie false».

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