La Nuova Sardegna

«Va rivista la taglia minima delle aragoste»

Simone Repetto
«Va rivista la taglia minima delle aragoste»

Parlano i pescatori: necessario anche prolungare il calendario della stagione

09 agosto 2008
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CARLOFORTE - Le cosiddette “ragioni dell’aragosta”, portate alla ribalta nazionale da un film girato nell’oristanese, tengono banco anche a Carloforte, dove si pesca Palinurus elephas fin dal 1700. Ragioni che si accodano a quelle esposte da altri pescatori sardi, ma che non riguardano, solamente, la taglia minima o la Dop.

Entrando nel mese che chiuderà la pesca edizione 2008, i pescatori carolini che praticano quella all’aragosta, tracciano un primo bilancio di una stagione dove sono emerse molte difficoltà, essenzialmente dovute alla taglia minima ed ai controlli. «All’inizio, la stagione non è andata male - ha spiegato Franco Feola, pescatore che cattura aragoste per tradizione famigliare - in quanto abbiamo pescato con una certa regolarità esemplari che si potevano tenere. Ma dopo, quelli sottotaglia sono aumentati e siamo stati costretti a gettarli in mare, a volte ritornando a terra a mani vuote, per evitare di essere multati.

I controlli, infatti, non sono mancati. Continuando di questo passo non riusciremo più a pescare, per cui chiediamo che venga rivista la taglia minima e venga ripristinata almeno una certa quota di sottotaglia». La sofferenza economica che ne deriva non è di poco conto per gli operatori: «Le attuali regole della pesca all’aragosta - ha detto Attilio Porricino, anch’egli pescatore carolino per tradizione - non ci permettono di andare avanti e creano pure un danno al mercato. Infatti, con le attuali taglie minime, si lasciano a mare proprio gli esemplari ideali per la vendita e la ristorazione, quelli più richiesti. Per chi vende aragoste, la quota annuale di reddito proveniente dalla vendita dei crostacei, varia dal 50 al 70 per cento sul totale. Perciò, se il prossimo anno non ci saranno novità, saremmo costretti a fermarci e consegnare le nostre licenze in Capitaneria, in segno di protesta».

La media stimata del raccolto dei pescatori carolini, singoli o iscritti in cooperative, si attesta sul quintale mensile a barca, mentre sul fronte prezzi, vendono il prodotto tra i 55 ed i 60 euro al chilo, cifra che lievita fino ai 70 euro al chilo per la vendita finale al consumatore, nelle pescherie locali. Un reddito importante che, a detta dei pescatori, rischia grosso se si mantengono le attuali regole. La prima disposizione da cambiare, è quella sulla taglia minima, che andrebbe riportata al valore precedente. Tradotto, significa dagli attuali 26 ai 24 cm, mentre per il solo carapace, dagli attuali 9 agli 8 cm (in termini di peso, da 450 a 350 grammi circa). Precisando meglio anche le modalità di misurazione, non sempre chiare ed univoche, soprattutto durante i controlli.

Ma non è tutto. I pescatori poi, chiedono il ripristino di un margine di tolleranza del 10 per cento, per quanto riguarda il pescato sottotaglia, che oggi va ributtato subito in mare. Ancora, si vorrebbe rivedere il periodo di pesca, posticipando l’attuale, anche in questo caso, come era una volta, quando si calavano le reti per l’aragosta da maggio fino a dicembre. Secondo i pescatori più anziani, infatti, tale spostamento non comprometterebbe le capacità riproduttive delle femmine mature, permettendo agli addetti ai lavori di poter offrire un prodotto fresco e di giusta taglia anche sotto le festività natalizie, dove la richiesta è elevata. «Indicazioni dettate soprattutto dall’esperienza, quella che non mente mai», affermano gli operatori sulla banchina della darsena pescherecci a loro riservata, sperando che qualcuno ascolti l’importanza di tali proposte. Che vanno ad unirsi a quelle degli altri pescatori sardi, coinvolti nella pesca dell’aragosta, e indirizzate, in primo luogo, alla Regione, ma anche al governo europeo, che detta le norme generali. In ballo c’è il futuro di un settore che chiede anche la denominazione di origine protetta, per un crostaceo che si vorrebbe presentare nei piatti degli intenditori senza problemi di taglia (e conseguenti sequestri con sanzioni salate), nonché a prezzi contenuti.
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