La Nuova Sardegna

UN SIMBOLO DELLA STORIA MINERARIA

Belvedere, finalmente patrimonio comunale

Dopo una battaglia amministrativa la città riconquista uno dei suoi gioielli. Il sindaco Carta promette tempi rapidi per la gara di concessione dell’intera pertinenza a imprenditori privati

04 ottobre 2007
3 MINUTI DI LETTURA





IGLESIAS. Il Belvedere di Nebida torna di proprietà comunale, ponendo fine a una diatriba lunga più di dieci anni che ha avuto diverse conseguenze amministrative e giudiziarie. La richiesta approvata dal Consiglio Comunale con una delibera 5 luglio 2007 è stata accolta favorevolmente dall’assemblea dell’IGEA che ha deliberato, nella seduta del 3 settembre 2007, la cessione del Belvedere alla città proprio ai sensi della legge regionale sul trasferimento agli Enti Locali dei beni minerari dismessi.

 «Ancora una volta - ha detto il sindaco Carta - vengono smentite le profezie di sventura della minoranza che durante il consiglio comunale si schierò contro la richiesta di acquisizione del bene ritenendo che sarebbe stata respinta per illegittimità. Questo perchè, inspiegabilmente, tale immobile non venne inserito dalla precedente amministrazione nel primo gruppo dei cespiti minerari da acquisire. Tale situazione determinò per l’utilizzo da parte di privati di tale area per fini imprenditoriali al di fuori delle regole dell’evidenza pubblica. Con questo atto si compie un atto di giustizia e si restituisce alla collettività un luogo straordinario. Il nostro obiettivo - ha concluso Carta - è rendere fruibile il Belvedere tutto l’anno, da subito. Avvieremo immediatamente le procedure per la gara per la concessione dell’area ed entro dicembre chi vincerà la gara potrà prendere possesso del Belvedere, che rimarrà, naturalmente di proprietà del Comune. Pensiamo a una concessione chiara con tempi adeguati e congrui per la gestione, affinché non si ripetano gli errori e gli orrori degli anni passati, con affidamenti improvvidi per breve tempo».

 La storia del Belvedere, almeno per gli ultimi dodici anni, si intreccia con quella della cooperativa Segemare, (il sui presidente, Francesco Pintore, è stato anche consigliere comunale del Psi) che ha gestito la struttura. Nel 1995 la coop aveva ricevuto in comodato d’uso gratuito, quello che allora era uno dei tanti immobili abbandonati della Sim, la società italiana miniere del gruppo Eni. Dopo nove anni la Coop, che aveva comiuto, secondo Igea degli abusi, riceve formale disdetta di contratto. L’area fa gola a molti e suscita anche invidie focose, al punto che nella notte del 2 aprile 2003 il bar del belvedere, il porticato e le strutture lignee vanno a fuoco a causa di un incendio. Anche la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo sulla gestione del Belvedere e apre un fascicolo sequestrando atti, nel 2003, sia in Comune che all’Igea. Secondo i soci della Coop, che di recente si sono anche incatenati per dimostrare in Comune la loro rabbia per il mancato rinnovo della concessione, c’erano assicurazioni verbali da parte del presidente Igea riguardo all’affidamente degli stessi immobili. Adesso, con il passaggio della proprietà al Comune tutti gli equivoci dovrebbero cadere.

 Secondo il sindaco l’acquisizione del Belvedere è un ulteriore passo verso la valorizzazione di tutti i beni beni identitari straordinari di cui Iglesias è ricca e che possono concorrere significativamente al rilancio economico del territorio secondo linee e regole trasparenti e condivise. «Per raggiungere questo risultato - precisa il sindaco - sono stati alleati preziosi il Presidente di IGEA Franco Manca e lo stesso Presidente Soru».(g.cen.)
La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative