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Cagliari

Archeologia, nuove scoperte a Barumini: i nuragici mangiavano maialetto, capretto e arselle

Il nuraghe Su Nuraxi a Barumini
Il nuraghe Su Nuraxi a Barumini

I risultati della campagna di scavo 2015 presentati in occasione del 103esimo anniversario della nascita di Giovanni Lilliu

14 marzo 2017
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CAGLIARI. I sardi nuragici? Anche loro mangiavano i maialetti. Da latte. E non disdegnavano neanche la carne di capretto né, quando capitava, una scorpacciata di mitili. Questa almeno è una delle suggestioni che vengono dalle nuove scoperte archeologiche nel sito di 'Su Nuraxi di Baruminì, patrimonio Unesco e uno dei più grandi complessi nuragici conservati meglio in Sardegna. 

Gli scavi condotti nel 2015 hanno portato alla luce pozzetti di fondazione di una delle capanne di cui non si aveva conoscenza assieme a resti di sacrifici e riti che prevedevano l'uccisione di animali. Sono state scoperte, in particolare, le ossa di due maialetti di poche settimane di vita oltre a valve di mitili e resti di caprini, ceramiche d'uso e frammenti di carbone.

«Assieme alle ossa consentiranno con la ricerca al carbonio 14 di arrivare a una datazione quasi certa del periodo di riferimento - spiega Riccardo Cicilloni, direttore scientifico della campagna di scavi portata avanti dall'Università di Cagliari e alla quale ha collaborato Giacomo Paglietti - L'analisi approfondita delle capanne del villaggio ha inoltre consentito di ipotizzare la presenza di un'ulteriore difesa muraria inedita pertinente presumibilmente alle prime fasi di vita del sito».

Quello di Barumini è un sito conosciuto in tutto il mondo grazie agli scavi condotti negli anni '50 da Giovanni Lilliu, archeologo di fama internazionale a cui si deve la scoperta della reggia nuragica, e che hanno portato alla ribalta internazionale la straordinaria civiltà nuragica del Mediterraneo. I risultati sono stati annunciati nel giorno del 103esimo anniversario della nascita dell'illustre archeologo.

Il Comune di Barumini e la Fondazione Barumini Sistema Cultura hanno anche presentato la seconda edizione del Premio Giovanni Lilliu, dedicato a tesi di laurea legate alla storia, cultura, aspetti identitari o linguistici della Sardegna. «

È fondamentale - ha detto il sindaco Emanuele Lilliu - proseguire nel lavoro di studio e ricerca, sia attraverso campagne di scavo su un sito archeologico come Su Nuraxi, che non smette mai di sorprendere, sia attraverso la valorizzazione della nostra cultura identitaria, da cui deriva anche la formazione di figure professionali qualificate in grado di riscoprire, conservare, tramandare e innovare il nostro patrimonio culturale, rendendolo un attrattore turistico in grado di rivitalizzare l'economia locale».

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