La Nuova Sardegna

Cagliari

Uta, detenuto non può incontrare i parenti da tre anni

L'ingresso del carcere di Uta
L'ingresso del carcere di Uta

L'associazione Sdi denuncia il caso di un 44enne del Punjab che, pur non avendo commesso il reato nell'isola, è stato trasferito in Sardegna mentre i familiari vivono nella provincia di Mantova

16 gennaio 2017
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CAGLIARI. Non ha colloqui coi familiari da oltre tre anni un detenuto indiano trasferito in Sardegna dal carcere di Pavia. Dopo un periodo in quello di Oristano (Massama), J.S., 44 anni, originario del Punjab, recluso da 5 anni e 10 mesi, è arrivato a Cagliari (Uta), ben lontano dagli unici parenti presenti in Italia, che vivono a Goito, vicino a Mantova.

A denunciare il caso di mancato rispetto del principio della territorialità della pena è Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione «Socialismo Diritti Riforme». «J.S., che ha avuto l’ultimo colloquio coi parenti a Pavia il 4 novembre 2013, ha inoltrato alcune istanze al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per ottenere il trasferimento, che sono rimaste senza risposta, nonostante il suo comportamento corretto e la partecipazione attiva al reintegro sociale documentata dalla struttura penitenziaria», spiega Caligaris.

«Ancora una volta il Dap dimostra di non tenere in considerazione la risocializzazione dei detenuti e di ignorare il principio della vicinanza dei ristretti ai familiari. La vicenda di J.S. è anche un’ulteriore testimonianza della scelta di trasferire in Sardegna gli stranieri extracomunitari senza una motivazione palese. In attesa che il cittadino indiano possa avvicinarsi ai suoi familiari, almeno per effettuare i colloqui, sarebbe opportuna una ricognizione su quanti cittadini extracomunitari privati della libertà ormai definitivi si trovano nelle carceri isolane, pur non avendo commesso il reato nell’isola e neppure subito il processo e sebbene abbiano nella penisola i parenti».

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