La Nuova Sardegna

Cagliari

Pazienti trascurati e curati con preghiere, psichiatra indagato a Cagliari

Pazienti trascurati e curati con preghiere, psichiatra indagato a Cagliari

Il medico, in servizio al Centro di Salute mentale della Asl 8, è stato interdetto dall’esercizio della professione per un mese

30 giugno 2016
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CAGLIARI. Trascurava i pazienti e si assentava dal suo posto di lavoro senza strisciare il cartellino: queste le accuse per E. L., psichiatra 56enne di Cagliari, interdetto dall’esercizio della professione per un mese. Al medico, in servizio al Centro di Salute mentale della Asl 8, la pm di Cagliari Marco Cocco, che ha richiesto la sospensione poi disposta dal gip Cristina Ornano, contesta i reati di rifiuto d’atti d’ufficio, abbandono d’incapace e truffa aggravata. Inoltre, stando a quanto emerso dall’indagine, il medico era stato più volte formalmente richiamato dai suoi superiori per aver organizzato e guidato dei gruppi di preghiera con i pazienti, da lui definiti e considerati come «psicoterapie di gruppo».

Sono diversi gli episodi al centro delle indagini sullo psichiatra che, in un’occasione, si sarebbe anche rifiutato di autorizzare un Tso, trattamento sanitario obbligatorio, senza nemmeno verificare le condizioni del paziente o suggerire un percorso di cura alternativo. Drammatiche, in alcuni casi, le conseguenze del mancate cure: una donna aveva tentato il suicidio, mentre un’altra aveva brutalmente aggredito un medico, finito al centro del suo delirio. Secondo quanto ricostruito dalla procura, nel primo caso la paziente aveva chiesto insistentemente l’aiuto dello psichiatra con 25 telefonate in due giorni, ma il medico non l’aveva mai richiamata nè ricevuta.

Nel secondo caso il professionista si era rifiutato di somministrare un farmaco senza il consenso della paziente che, completamente scompensata, era convinta di stare bene e rifiutava le terapie. Dalle indagini è anche emerso che il medico cagliaritano era stato più volte oggetto di richiami e provvedimenti disciplinari da parte della struttura, sia per i suoi frequenti allontanamenti non autorizzati sia per i gruppi di preghiera caratterizzati da una «forte commistione tra profilo clinico e religioso». Pratiche mai accreditate come attività di psicoterapie e organizzate nonostante i richiami e la contrarietà dei vertici del centro.

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