La Nuova Sardegna

Cagliari

Renato Soru a processo per evasione fiscale, il pm chiede la condanna a quattro anni di reclusione

Renato Soru
Renato Soru

L'ex governatore è imputato a Cagliari in qualità di patron di Tiscali

05 aprile 2016
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CAGLIARI. Il pubblico ministero Andrea Massidda ha chiesto la condanna a quattro anni di reclusione per l'europarlamentare e segretario regionale del Pd Renato Soru. L'ex governatore è sotto processo a Cagliari in qualità di patron di Tiscali ed è accusato di una presunta evasione fiscale milionaria.

Con la prescrizione di alcuni reati e al fine della confisca, il pm ha riconteggiato la cifra evasa in 2.613.401 euro. Conclusa la requisitoria, il giudice Sandra Lepore ha concesso due giorni alla difesa per preparare le arringhe: si torna in aula il 7 aprile. 

Il magistrato inquirente ha ricostruito tutta la complessa vicenda giudiziaria, che ruota attorno ad un prestito fatto da Andalas Ldt, società di Soru, a Tiscali, prestito che avrebbe generato interessi non dichiarati e dunque un'evasione. «A cosa poteva servire Anadalas Ldt ,se non ad evadere, - ha sottolineato il pm Massidda - esattamente come ipotizzato dalla trasmissione Anno Zero». L'accertamento della Finanza, ha ricordato il magistrato, era infatti iniziato dopo un servizio della trasmissione di Michele Santoro, andato in onda nel 2009, incentrato su una serie di operazione finanziarie condotte da operatori italiani all'estero. «Con sede in Inghilterra - ha ricostruito il magistrato - Andalas Ldt aveva un capitale sociale di due sterline, non era operativa e non ha mai pagato imposte né nel Regno Unito né in Italia. È servita solo per prestare circa 27 milioni di euro a Tiscali. Ovvero Soru che presta i soldi a sé stesso».

Il titolare dell'inchiesta aperta formalmente nel 2010 ha precisato che la società inglese operava con un conto italiano per incassare la restituzione e gli interessi sul prestito fatto a Tiscali nel 2004. «Risibile la tesi che Soru non sapesse nulla perché stava facendo il presidente della Regione - ha tagliato corto Massidda - visto che qui trattiamo di svariati bonifici fatti a suo favore da un suo dipendente autorizzato ad operare sul conto italiano di Andalas ogni volta per 200-300-400 mila euro».

Il patron di Tiscali, oggi presente in aula, ha ascoltato in silenzio le accuse del magistrato accanto agli avvocati Roberto Zannotti e Fabio Pili, che insieme al terzo difensore, Giuseppe Macciotta, inizieranno le arringhe la prossima udienza. «Il processo - ha poi sintetizzato il pm - ha confermato la ricostruzione fatta nell'ipotesi investigativa. Sull'elemento soggettivo, poi, la difesa e lo stesso Soru hanno parlato di un errore soffermandosi sulla modesta portata delle cifre evase, almeno per la disponibilità dell'imputato all'epoca dei fatti. Una tesi totalmente fuori luogo visto che parliamo di milioni di euro, cifre evase con cui si potevano pagare vari stipendi dei dipendenti di Tiscali». Il magistrato ha ritenuto prescritti alcuni capi d'accusa risalenti ai primi anni di contestazione, riqualificando la cifra evasa in 2.613.401 euro e concludendo con la richiesta di condanna a 4 anni di reclusione.

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