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Cagliari

Cagliari, villa a Bonaria sull'area archeologica: "Per adesso tutto bloccato"

Gli scavi davanti alla chiesa di Bonaria (foto Mario Rosas)
Gli scavi davanti alla chiesa di Bonaria (foto Mario Rosas)

Braccio di ferro tra l'ingegnere inglese progettista di motori per la Formula 1 e la soprintendenza sui resti dell'insediamento aragonese di Bon Ayre. Dopo la sentenza del Tar si parla di appello al Consiglio di stato. L'archeologa: "Nel frattempo pretendiamo che il privato tenga l'area nel decoro"

10 febbraio 2016
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CAGLIARI. Patrick Head ingegnere inglese genio dei motori di formula 1 contro la soprintendenza archeologica di Cagliari che, nel terreno davanti alla basilica di Bonaria dove lui vorrebbe costruirsi una palazzina,  ha trovato le tracce di una fortificazione militare costruita dagli Aragonesi all'inizio del Trecento per sostenere la guerra contro i Pisani.

 Il Tribunale amministrativo regionale ha dato ragione alla soprintendenza che ha vincolato l'area, lo staff di avvocati ingaggiati da Head prepara il ricorso al Consiglio di Stato. E mentre la battaglia giudiziaria va avanti, la soprintendenza "pretenderà dal privato che tenga l'area nel decoro". Sono parole dell'archeologa Donatella Mureddu (direttrice del museo archeologico nazionale) che assieme alla collega Sabrina Cixi ha studiato l'insediamento.

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Spiega Mureddu: "E' la prima volta che vengono ritrovati resti dell'insediamento militare, si tratta di strutture povere, di blocchi che andrebbero indagati meglio. L'insediamento è connesso alla fortificazione di Bonaria che fu costruita in brevissimo tempo". 

A proposito del contenzioso con il privato l'archeologa sottolinea un aspetto: "Via Milano è un'area a massimo rischio archeologico, indicazione che è contenuta nel piano urbanistico comunale, i costruttori sanno che quando c'è questa indicazione si lavora sotto gli occhi della soprintendenza e se si trova qualcosa si bloccano i lavori di costruzione e si indaga sui resti archeologici. Anche nel primo nullaosta c'era questa indicazione".

Mureddu porta a esempio alcuni scavi condotti a Cagliari: dove si è potuto, si è trovato un accordo col privato. In viale Trento in un'agenzia di viaggi si trovò la platea di un tempio "che fu resa  accessibile al pubblico grazie a un accordo col proprietario". L'ex albergo Scala di Ferro oggi sede della prefettura ha messo in mostra i ritrovamenti fatti durante gli scavi per la ristrutturazione dell'edificio: si vedono parti del cimitero romano. E a Sant'Eulalia, quando si mise mano alla chiesa, vennero fuori i resti di strade ed edifici romani che ora sono diventati uno dei musei più interessanti della città.

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"Gli accordi - conclude Mureddu - non sono inciuci ma soluzioni adottate sulla base di una normativa, per arrivare alle soluzioni bisogna sedersi attorno al tavolo e ragionare. A volte le volumetrie possono essere spostate, in altre con un nuovo progetto si può tenere conto della necessità di conservazione, di tutela o di valorizzazione portata dal bene che si è scoperto".

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