La Nuova Sardegna

Cagliari

Carloforte, nella necropoli tombaroli arrivati prima degli archeologi

Simone Repetto
Lo scavo archeologico in via Parodo
Lo scavo archeologico in via Parodo

La campagna di scavo in via Parodo ha mostrato i segni dell'azione dei predatori di reperti. Esame del Dna sullo scheletro rinvenuto in una tomba intatta

06 novembre 2015
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CARLOFORTE. Dagli antri celati della periferia carlofortina, emergono scheletri e anfore dalle tombe di una grande necropoli, segno sempre più evidente della presenza di una vivida ed importante comunità fenicio – punica di stanza nell'isola di San Pietro millenni fa. E' il risultato dell'ultima sessione di scavi della missione archeologica in corso di svolgimento a Carloforte, che vede impegnati Comune di Carloforte, Soprintendenza per i beni archeologici ed un team di esperti, tecnici ed operatori al lavoro sul sito aperto a ridosso dell'ex Onmi, in viale Parodo.

“La missione dell'estate scorsa aveva due obiettivi principali: ottenere ulteriori informazioni scientifiche dalla necropoli e studiare una strategia per l'apertura della stessa al pubblico”, ha dichiarato Wissam Khalil, archeologo libanese dell'Università di Beirut, nonchè responsabile degli scavi tabarchini. Tra agosto e settembre 2015, è proseguita l'operazione di scavo del sito, posto a fianco della scalinata che porta al vecchio campo sportivo, con pulizia della vegetazione in eccesso e rimozione degli strati superficiali fino alle cave, sulla parte superiore della collina.

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“Un compito difficile – ha detto Khalil – dal momento che le superficie in oggetto è molto grande, ma che, con l'aiuto di personale e mezzi messi a disposizione dal Comune, abbiamo portato a termine”. Una volta preparato il terreno alla nuova ricerca, il lavoro si è concentrato sullo scavo di alcune tombe individuate lo scorso anno. In una di queste, il taglio della roccia ha rivelato la presenza di uno scheletro, che è stato portato alla luce. Da un'altra tomba, è invece venuta fuori un'anfora intatta. Il team, ha constatato altresì come alcune fossero già state state visitate da ignoti, con il conseguente possibile trafugamento di reperti.

“Un campione dello scheletro ritrovato, dopo le necessarie autorizzazioni – ha rivelato Khalil – sarà studiato per l'analisi del Dna, così da poter risalire al periodo di riferimento. Se avremo fortuna, lo studio dei campioni di altri scheletri potranno confermare le nostre ipotesi sulla comunità che viveva in questa zona millenni fa. Per quanto riguarda il ripristino del sito per la fruizione pubblica, abbiamo ripulito quella che può essere considerata una galleria moderna, risalente alla Seconda Guerra Mondiale, del grande ipogeo. Ciò renderà più facile l'accesso alle tombe. La missione sta coordinando con il Comune e con la Soprintendenza un piano di ristrutturazione del sito per garantire l'avvio di visite turistiche in sicurezza. Ma il prossimo anno, contiamo di poter scavare altre tombe e scoprirne il contenuto”.

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