La Nuova Sardegna

Cagliari

Cagliari, ruspe a Molentargius: giù le palazzine abusive

La ruspa in azione a Molentargius nella palazzina di Medau Su Cramu (foto Mario Rosas)
La ruspa in azione a Molentargius nella palazzina di Medau Su Cramu (foto Mario Rosas)

Si conclude per decisione della procura della Repubblica, dopo tre gradi di processo, la trentennale storia delle villette costruite senza autorizzazione in una zona protetta da vincoli paesaggistici e convenzioni internazionali

26 ottobre 2015
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CAGLIARI. Ruspe in azione a Medau su Cramu a Cagliari. Nel mirino della procura della Repubblica le case dei fratelli Porcu. I lavori sono andati avanti per tutta la mattinata, alle 8, quando le ruspe sono entrate in azione, uno dei proprietari, Lazarino Porcu, ha dichiarato: "Noi non ci arrendiamo... stanno uccidendo una famiglia che per trent'anni ha pagato le tasse" e poi è salito su un muretto. La trattativa con gli agenti del reparto mobile della polizia e con il battaglione dei carabinieri è andata a buon fine e il lavoro di demolizione è continuato.

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La demolizione è avvenuta per ordine della procura della Repubblica. In consiglio comunale nel 2014 ci sono stati vari dibattiti ma il sindaco Massimo Zedda aveva chiarito sin dalla prima seduta sull'argomento che le case abusive di Molentargius non potevano essere salvate, il Comune, anche se avesse voluto, non aveva alcun potere: "Ci sono vincoli sovraordinati, accordi internazionali, norme europee, regole dettate anche dalla convenzione Ramsar - aveva spiegato il sindaco -. L'ordine di demolizione è arrivato in Municipio inviato dalla Procura della Repubblica. Le demolizioni sono obbligatorie e se noi ci rifiutassimo sarebbe omissione di atti d'ufficio".

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La storia di questa demolizione comincia nell’aprile 1983, quando un cittadino acquistò un terreno a Medau su Cramu. A raccontarla è il consigliere comunale del Pd Andrea Scano nel suo blog. "A seguito di un esposto, nel dicembre ’83 e nel gennaio ’84 la Sorveglianza Edilizia del Comune accertò che il lotto era stato recintato senza autorizzazione con un muro e ne aveva ordinato la demolizione. Nell’aprile ’84 un nuovo sopralluogo accertava la mancata demolizione della recinzione e la costruzione di un fabbricato bifamiliare del tutto abusivo, costituito da un seminterrato e da due piani alti per una volumetria di 1.270 metri cubi e una superficie coperta di 146 metri quadri per ciascuno dei tre piani. Arrivò una nuova ordinanza di demolizione".

Nel 1985 poi, entrò in vigore il condono edilizio, che consentiva di presentare istanze di sanatoria per opere abusive realizzate entro il 31 marzo 1983: ma a quella data la palazzina non era stata costruita e il lotto nemmeno acquistato.

Comincia una specie di battaglia giudiziaria su istanze di condono accompagnate da dichiarazione risultate poi false nelle date di costruzione della palazzina.

Nel 1988 interviene un’amnistia: cade quindi il profilo penale per l’abuso edilizio ma resta il profilo amministrativo. I lavori sono andati avanti. Nel 1984 un sopralluogo del Corpo Forestale della Regione rileva altre opere di completamento, ed ecco una nuova denuncia penale. Si va quindi in giudizio: nel 1997 la condanna in primo grado e l’ordine di demolizione, nel 1998 prima la Corte d’Appello e poi la Cassazione confermano la sentenza. I tre gradi di giudizio stabiliscono quindi in modo inappellabile la necessità della demolizione. Naturalmente, anche il condono edilizio non viene concesso.

Nell’ottobre 2014 la Procura chiama il Comune di Cagliari all’esecuzione delle sentenze. Paolo Frau, assessore all'Urbanistica del Comune di Cagliari: "Vorrei chiarire un’ultima cosa: l’Amministrazione ha fatto tutto il possibile per alleviare le difficoltà delle famiglie interessate, offrendo per questa fase alloggio in strutture comunali. Le famiglie hanno preferito trovare autonomamente una sistemazione"

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