La Nuova Sardegna

Cagliari

C'è anche un tecnico sardo tra le quattro persone rapite in Libia

Fausto Piano in Libia (foto tratta dal suo profilo Facebook)
Fausto Piano in Libia (foto tratta dal suo profilo Facebook)

Fausto Piano, di Capoterra, è uno dei dipendenti dell'impresa Bonatti prelevati nei pressi di Mellitah

20 luglio 2015
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CAGLIARI. C'è anche un sardo tra i quattro tecnici italiani rapiti in Libianei pressi del compound dell'Eni nella zona di Mellitah. Dei quattro dipendenti della Bonatti di Parma sequestrati nel paese nordafricano - Gino Tullicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla - due sarebbero residenti in Sicilia, precisamente nella provincia di Enna e di Siracusa, uno nella provincia di Roma e uno _ Fausto Piano _ a Capoterra, nella provincia di Cagliari.

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Il rapimento è avvenuto domenica nei pressi dell’impianto della "Mellitah Oil & Gas", a ovest di Tripoli, quasi al confine con la Tunisia. Il gruppo dalla Tunisia rientrava in Libia ed era diretto verso l’impianto petrolifero e gasiero che esporta anche verso l’Italia. Per ora non c’è stata alcuna rivendicazione. La procura di Roma ha già aperto un’inchiesta.

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Il caos nel Paese, dove da mesi si contrappongono due governi rivali - il Congresso nazionale di Tripoli e il governo riconosciuto di Tobruk - torna a investire prepotentemente l’Italia. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha garantito tutto l’impegno del governo e dell’intelligence. Ma non ha nascosto che «è sempre difficile dopo poche ore capire la natura, i responsabili» di un rapimento.

«È una zona in cui ci sono anche precedenti. Al momento ci dobbiamo attenere alle informazioni che abbiamo e concentrarci sul lavoro per ottenerne altre sul terreno» ha aggiunto, sottolineando che il governo «è impegnato per cercare di trovare» i sequestrati. Il titolare della Farnesina trova però nella notizia del sequestro «la conferma del fatto che è pericoloso restare in quel Paese». Questo, ha aggiunto, «non diminuisce in nulla l’assoluto impegno dello Stato di soccorrere questi nostri quattro connazionali, ci mancherebbe».

Secondo al Jazeera, i quattro sono stati sequestrati da elementi vicini al cosiddetto «Jeish al Qabail» (L’esercito delle Tribù), le milizie tribali della zona ostili a quelle di «Alba della Libia» (Fajr) di Tripoli, in un’area -il villaggio di al Tawileh, vicino Mellitah- che fino a poco tempo fa era teatro di scontri e che solo di recente si è calmata dopo la tregua sottoscritta dalle milizie tribali e da quelle di Alba della Libia. I quattro sarebbero poi stati trasferiti verso sud.

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