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Clinica ostetrica, il primo bebè nato in acqua

Il parto in acqua nella clinica ostetrica dell'università di Cagliari
Il parto in acqua nella clinica ostetrica dell'università di Cagliari

Al policlinico universitario introdotta la metodica molto apprezzata dalle donne: meno dolore, un travaglio più breve e un contatto dolce col neonato

07 dicembre 2014
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CAGLIARI. Da oggi al Policlinico Duilio Casula si partorisce anche in acqua: il primo bimbo ha visto la luce nella vasca della sala Zaffiro della Clinica di Ostetricia e Ginecologia del Blocco Q, diretta dal professor Gian Benedetto Melis. Sono già tantissime le donne che hanno chiesto di poter partorire in acqua. E tante hanno già provato l’esperienza del travaglio in acqua che riduce sensibilmente la fase dilatante e il dolore provato dalle future mamme.

Un’équipe tutta al femminile: la dottoressa Cinzia Murgia, responsabile del parto in acqua e le ostetriche Maria Paola Fercia e Debora Carrus specializzate proprio in questo tipo di travaglio e parto . “Concludiamo il 2014 alla grande – spiega soddisfatto professor Melis - un anno di attività del padiglione Q. Tante nascite, tante facilitazioni, tante metodiche naturali di cura del dolore, analgesia epidurale per tutte le donne che lo desiderano. Ed ora il travaglio/parto in acqua realizzato e nuove metodiche di trattamento del dolore”.

Nel Blocco Q ormai numerose donne gravide scelgono di travagliare in acqua e i primi risultati, si spiega in una nota della clinica, mostrano un reale accorciamento della fase dilatante del travaglio e una riduzione del dolore delle contrazioni, con un gradimento assoluto dell’esperienza cosi acquisita. Molte donne hanno già trascorso gran parte del travaglio in acqua ma qualche giorno fa la vasca della sala Zaffiro ha visto nascere anche il suo primo bambino.

E’ stato un parto perfettamente fisiologico e il neonato è passato dolcemente dall'utero all’acqua al seno della mamma tra la commozione di tutto lo staff presente. La signora ha raccontato poi di aver finalmente realizzato il sogno che coltivava sin da quando era piccola e si è detta profondamente felice e grata dell’esperienza vissuta. Nell’ambito del processo di umanizzazione avviato nella Clinica Ostetrica e Ginecologica del Policlinico Universitario il travaglio e il parto in acqua rivestono sicuramente un ruolo prioritario. Le luci soffuse, la musica scelta dalla partoriente, l’aromaterapia, regalano alla donna l’occasione unica di vivere il travaglio e il parto come un’esperienza intima e avvolgente da condividere con il partner.

“Il parto in acqua – spiega Melis - è richiesto dalle donne che hanno sperimentato nella loro vita un rapporto interiore particolare con l’acqua, e che desiderano trasferire la loro “acquaticità” all’esperienza del parto. E’ anche particolarmente indicato alle donne che desiderano un metodo più naturale, non farmacologico e con meno interferenze sull’evoluzione del travaglio rispetto all’analgesia epidurale. Possono accedere alla vasca per il travaglio in acqua tutte le pazienti con gravidanza fisiologica nel momento in cui viene fatta la diagnosi di travaglio attivo”.

Esistono infatti ormai numerose evidenze, spiega il direttore della Clinica, non solo sull’effetto rilassante che si traduce in una riduzione dello stress nell’affrontare il travaglio, ma anche su una vera e propria azione analgesica esercitata dall’acqua. Ancora, un importante vantaggio del travagliare in acqua è rappresentato dalla minore durata del travaglio, soprattutto della fase dilatante, che in base ai dati presenti in letteratura è accorciata in media di 90 minuti. Anche la minore incidenza di lacerazioni severe e un minore ricorso all’episiotomia sono ormai ampiamente dimostrate, a fronte di un’assoluta sicurezza per la madre e per il bambino. Infatti l’assistenza ostetrica, clinica e pediatrica è la stessa, si spiega ancora nella nota, che le avanzate tecnologie del Blocco Q offrono a tutte le altre pazienti, e addirittura le sonde per il monitoraggio del battito cardiaco fetale, dotate di tecnologia wireless, sono state concepite per funzionare anche immerse nell’acqua.

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