La Nuova Sardegna

Cagliari

Mesina mediò per la vendita di terreni galluresi a una società del gruppo Fininvest

Mesina mediò per la vendita di terreni galluresi a una società del gruppo Fininvest

Nel processo all'ex primula rossa del banditismo sardo è stata ricostruita anche la mediazione per un terreno di 500 ettari a Capo Ceraso

22 luglio 2014
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CAGLIARI. È stata ricostruita anche la mediazione per un terreno di 500 ettari a Capo Ceraso, nel territorio di Olbia e destinato a una società collegata al gruppo Fininvest, nell'ambito del processo all'ex primula rossa del banditismo sardo, Graziano Mesina, accusato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e alla commissione di altri reati. Con Mesina - che questa mattina non era presente in aula - a processo ci sono Gigino Milia, 66 anni di Fluminimaggiore, finito anche lui in manette nel blitz dei Carabinieri il 10 giugno 2013 che ha portato in carcere l'avvocato Corrado Altea, Franco Pinna, Efisio Mura, Enrico Fois e Luigi Atzori. Come nella precedente udienza oggi si è proceduto alla rilettura delle prove ascoltando le testimonianze degli investigatori che hanno condotto le indagini. Si è parlato del traffico di droga, delle telefonate e delle intercettazioni ambientali in cui la droga veniva chiamata appartamento, oppure in cui venivano fissati gli incontri. Un passaggio della testimonianza di uno degli investigatori, un vicebrigadiere del nucleo investigativo dei carabinieri di Nuoro, è stato dedicato alla mediazione per il terreno a Capo Ceraso per il quale era aperto un contenzioso tra l'Immobiliare Alta Italia, riconducibile al gruppo Fininvest, e l'allevatore Paolo Murgia, morto nel 2010 a 87 anni. Il pastore riteneva di essere proprietario del terreno per usucapione. Per chiudere il contenzioso la società pagò oltre 700 mila euro. La mediazione fu seguita direttamente dall'ex primula rossa. Nella sua testimonianza il vicebrigadiere si è soffermato proprio sul pagamento. L'Immobiliare Alta Italia consegnò all'allevatore un assegno da 700 mila euro, 400 mila secondo quanto emerso dalle indagini andarono a Murgia e 300 mila proprio a Mesina, di cui 200 mila sarebbero serviti per pagare il servizio di guardiano e 100 mila per la mediazione. In un'intercettazione emerge il rapporto diretto tra Mesina e i Murgia. La moglie del pastore si sarebbe lamentata del fatto di aver avuto accreditati in banca solo 400 mila euro anzichè i 500 mila che si aspettava. Mesina l'avrebbe chiamata e minacciata. Terminate le testimonianze l'udienza è stata aggiornata al prossimo 18 settembre.

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