La Nuova Sardegna

Cagliari

Il super radar e la mano dell’archeologo per scavare a Monte Prama

Il super radar e la mano dell’archeologo per scavare a Monte Prama

Il soprintendente di Cagliari e Oristano Marco Minoja presenta il progetto, due interventi con diversi studiosi in campo. La grande avventura dei Giganti ricomincia

23 maggio 2014
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CAGLIARI. Si riaccende l'interesse sui giganti di Mont'e Prama, che hanno attirato in due mesi l'attenzione di migliaia di visitatori nelle due mostre di Cagliari e Cabras. Il 5 maggio, infatti, è partito nell'area di Mont'e Prama un progetto scientifico e di ricerca.

L'obiettivo è dare un contesto storico e archeologico, svelare i segreti e risolvere i problemi di carattere scientifico che questa eccezionale scoperta, messa casualmente in luce dall'aratro di un contadino nelle campagne di Cabras 40 anni fa, pone al mondo archeologico.

«Si tratta di un progetto ampio e articolato - ha detto Marco Minoja, Soprintendente ai beni archeologici di Cagliari e Oristano, questa mattina in una conferenza stampa - e che coinvolge diversi soggetti istituzionali».

Il piano si divide in due interventi distinti e connessi. Il primo, iniziato il 5 maggio, vede coinvolti le Università di Sassari (che coordina i lavori) e di Cagliari e la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano, Comune di Cabras e carcere di Oristano con il coinvolgimento dei detenuti. Finanziato dalla Regione con 140 mila euro, prevede la ricognizione del territorio, indagini geofisiche realizzate dall'Università di Cagliari anche grazie ad un georadar a 16 canali, unico al mondo e un primo momento di scavi per verificare se la natura delle anomalie emerse durante le indagini geofisiche potrebbero riferirsi o meno a strutture archeologiche sepolte.

Il secondo intervento, condotto dalla Soprintendenza, sarà un progetto di scavo sistematico finalizzato ad ampliare le aree dei vecchi scavi. Si concentrerà inizialmente sulla zona della necropoli e poi sarà esteso alle aree contigue agli interventi degli anni Settanta. Il direttore degli scavi, Alessandro Usai, invita tuttavia alla prudenza. «Ora arriva il momento delicato delle verifiche che potrebbero confermare o smentire quanto fino ad ora è emerso».

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