La Nuova Sardegna

Cagliari

Chi sfama i gatti senza avere la qualifica Asl rischia la multa

Chi sfama i gatti senza avere la qualifica Asl rischia la multa

A otto mesi dall’approvazione della delibera, il consiglio comunale di Cagliari non ha corretto “l’errore”

25 novembre 2013
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CAGLIARI. «A tutela della salute e del benessere degli animali, non è consentito alimentare i gatti a chi non sia in possesso della qualifica di gattaio o gattaia rilasciata dall’Asl»: è l’articolo 9 della delibera con cui il 5 marzo scorso il consiglio comunale ha inteso mettere regole «per la tutela e la gestione degli animali», una fotocopia gravemente peggiorata di quella approvata anni prima durante l’amministrazione Floris. Qui infatti si vieta a un cittadino comune di dare un po’ di cibo a un gattino randagio o a un cane affamato: serve la patente, altrimenti multa da 25 a 500 euro.

Approvata all’unanimità da un’assemblea civica diventata d’improvviso ostile agli animali più deboli, quella delibera era stata fortemente contestata e doveva essere corretta: parola del sindaco Massimo Zedda, che attribuito l’errore alla commissione affari generali - l’aggiunta col divieto di sfamare animali era della commissione - aveva promesso di porre subito rimedio all’errore. Sono trascorsi quasi otto mesi ma di correzioni e rimedi neppure l’ombra.

I cagliaritani che amano cani e gatti e li sfamano rischiano sanzioni: per il consiglio comunale, quando incontrano un animale in difficoltà, dovrebbero girarsi dall’altra parte. L’assistenza stradale è riservata alle colonie feline ufficiali, gli altri - cani o gatti - che muoiano pure. Strano davvero, perché in campagna elettorale il sindaco Zedda aveva promesso attenzione e cura per i quattrozampe che affollano le strade della città. Un’attenzione che si è realizzata al contrario, come nella peggiore tradizione dei comuni meridionali.

Forti perplessità sono state espresse anche da Stefano Deliperi del Gruppo di intervento giuridico, dalle associazioni, da semplici cittadini che amano gli animali. Ma sembra che il consiglio comunale sia diventato sordo alle proteste: «Scorrendo il testo della delibera - scrive in una nota Nico Selis, un docente universitario che da anni accudisce a proprie spese decine di animali randagi - si vede subito come sia improntato agli schemi di una rozza sociologia, da una parte gli animali di proprietà, che possono e devono essere tutelati. Dall'altra parte i gatti randagi per i quali non ci sono né casa, né cura, né acqua, né cibo. Questi ultimi vanno ignorati, dimenticati, abbandonati».

Per Selis « siamo così pervenuti ad una forma di patologia dell'atto amministrativo e del collegio che lo ha adottato, perché solo l'alzheimer, anche se solo un alzheimer di tipo burocratico ed amministrativo, può spiegare un tale abominio». Selis è tranciante: «Mi sembra di poter dire che la giunta Zedda è impegnata al massimo per rendere storti sia i nostri diritti sia i diritti degli animali randagi. Gandhi diceva che la civiltà di un popolo non si misura dal progresso tecnico ma da come esso tratta gli animali. Se questa è l'unità di misura, allora procedendo dal caso in oggetto si deve concludere che la giunta comunale di Cagliari è ancora...all'età delle caverne». (m.l)

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