La Nuova Sardegna

Cagliari

L’esistenza disperata di Irene: in un casotto con i suoi cani e gatti

di Mauro Lissia
L’esistenza disperata di Irene: in un casotto con i suoi cani e gatti

Decimomannu: tetto d’amianto, né acqua né luce elettrica «Cerco solo un posto tranquillo dove poter vivere»

28 giugno 2013
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DECIMOMANNU. Sei cani, nove gatti chiusi in una baracca di legno, il tetto fatto di listelli d’amianto, niente acqua corrente e neppure energia elettrica. Lei, Irene, quarantasei anni, vive così. Dorme in una branda circondata dai suoi animali, tra ciotole e coperte lise, i giacigli delle sole creature che le stanno vicino. Questo tugurio maleodorante, sperduto in una campagna ingombra di materiali edili, fra strade sterrate e polvere, doveva essere la realizzazione di un vecchio sogno di Irene: una casa vera, da condividere con le bestiole, da allargare fino a trasformarla in un rifugio-pensione per animali: «Io vivo per loro - s’illumina Irene - loro sono la mia vita. Ma qui non posso più stare, è una sofferenza troppo grande». Sofferenza e disagio legati a quello che con infinita generosità si potrebbe definire un equivoco: lei aveva quarantamila euro, l’eredità dei genitori defunti. Lui, un piccolo imprenditore edile di Decimomannu, le ha offerto l’occasione che sembrava giusta: uno spazio nel terreno della moglie separata, una casetta dove vivere, il progetto di una fila di box da destinare agli animali. Invece alla fine è comparso questo casotto, sfuggito chissà come ai controlli dell’igiene pubblica. Una sorta di cuccia collettiva, dove cani e gatti sopravvivono da reclusi e lei, la loro padrona, ridotta alla disperazione e impegnata in una controversia continua dove le ragioni dell’una si perdono in quelle dell’altro. Ad aiutarla c’è un avvocato cagliaritano, Massimo Mattana. Con un cane e due gatti morti misteriosamente e un clima di velate minacce, il legale ha informato i carabinieri di Decimomannu e si è mosso nel tentativo di gestire questa situazione ormai andata oltre i confini dell’umano: «L’idea è di dare una mano a questa signora, di trovare un modo pacifico per farla andare altrove. Non ha un soldo, le due ore che lavora come donna delle pulizie le bastano appena per mangiare coi suoi animali». Idea chiara ma non facile da realizzare. Il clima in questo stazzo ingombro di detriti non è rassicurante: i cronisti, il fotografo della Nuova Sardegna e l’operatore della Rai vengono accolti con minacce e un imbarrazzante sfoggio di muscoli. Arriva anche un fuoristrada che sembra voler investire il telereporter: frena solo all’ultimo in una nube di polvere. Qualcuno chiama i carabinieri, che non arrivano. Poi prevale la ragione e finalmente si parla. Si scopre così che la baracca è una proprietà di Irene, è stata costruita dall’impresa del vicino-proprietario ma si trova sull’area della moglie di questi. Affiora una storia di litigi che nascono da motivi banali. Invitato a chiarire la questione, l’imprenditore si rifiuta: «Il mio avvocato mi ha consigliato di non parlare coi giornalisti». Per questo ai giornalisti non è rimasto che guardarsi attorno e rabbrividire. Irene è proprietaria di una stamberga traballante, pagata quarantamila euro e messa insieme in buona parte con relitti di altre costruzioni. C’é l’eternit a ripararla dalla pioggia, non sembra esserci traccia di autorizzazioni («era un volume preesistente» precisa l’impresario) e l’utenza Enel è stata slacciata perché la donna non ha un soldo per pagare l’energia. L’acqua invece l’ha tagliata una mano misteriosa. Così Irene va avanti con secchi e pentole («almeno il tanto per cucinare e lavare in terra») mentre i suoi animali mettono il muso fuori solo qualche volta. Se qualcuno ha colpeè un problema dei carabinieri, che conoscono la vicenda. L’urgenza però è un’altra: «Irene ha bisogno di un posto dove trasferirsi» insiste Alessandro Camboni, un ingegnere che sta cercando di fare qualcosa per lei. Le cronache sui giornali non sono appelli, qui però c’è una persona e i suoi animali che soffrono. Irene cerca solo un luogo tranquillo dove vivere. La speranza è che qualcuno possa aiutarla.

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