La Nuova Sardegna

Cagliari

La Regione non si arrende: «Ripartiremo con la Flotta Sarda»

di Umberto Aime
La Regione non si arrende: «Ripartiremo con la Flotta Sarda»

Ma serve il via libera dell’Unione europea. Cappellacci: «Pronti a far salpare subito le navi». Sui conti della Saremar il governatore garantisce: tutto in regola, non esistono buchi di bilancio

27 marzo 2013
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CAGLIARI. La Flotta Sarda (con due maiuscole, perché è una società per azioni) non è in disarmo. A giurarlo, con tanto di citazione («un politico guarda alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni», De Gasperi) è stato il governatore Ugo Cappellacci. Preoccupato che una settimana fa fosse stato frainteso e l’avessero preso per un codardo, ieri è stato didascalico: «La legge regionale che ha istituito l’innovativa Flotta Sarda Spa è al vaglio dell’Europa e se il via libera dovesse arrivare anche ad agosto, faremmo salpare lo stesso le nostre navi. Perché non sarà più un esperimento, come con la Saremar, ma il nostro formale impegno che vogliamo essere noi a garantire i trasporti marittimi 12 mesi su 12». Nel dettaglio, stando alla promessa solenne, le rotte saranno quattro, tre al nord e due al sud dell’isola, garantite da otto navi noleggiate con i 20 milioni l’anno e per cinque anni che la legge metterà nelle casse della Spa. «Questo per me – ha detto il presidente – è uno di quei progetti strutturali che guardano alle prossime generazioni», e non «più all’emergenza delle stagioni 2011 e 2012 quando di fronte all’aggressione degli armatori e agli aumenti delle tariffe, reagimmo duri coi traghetti Saremar». Chiarito quello che farà appena arriverà l’atteso bollino blu europeo, ma è molto difficile che sia prima di settembre, Cappellacci ha messo assieme, una pagina dopo l’altra, l’ultimo suo dossier (titolo: «Verità, polemiche e disinformazione») sulla vertenza trasporti. È quello lasciatogli in eredità dall’ex assessore sardista Christian Solinas uscito all’indomani dell’addio del Psd’Az dalla giunta.

Caro-traghetti. Nel 2011, la Regione cercò più volte di fermare il caro-traghetti, ma furono le compagnie ad abbandonare il tavolo tecnico per poi aumentare comunque le tariffe anche del 110 per cento, nonostante il carburante fosse cresciuto solo del 40. «In quei mesi – ha detto il governatore– trovammo persino un altro avversario: il governo Berlusconi, che non raccolse i nostri appelli e finì per esserci ostile». In questo passaggio, ha ricordato anche il suo clamoroso gesto della tessera stracciata, quella del Pdl, ma che di fatto ha tenuto sempre in tasca, perché nel partito c’è ancora.

Caso Tirrenia. Sempre nel 2011, secondo il presidente, fu ancora Palazzo Chigi convinto dal ministro Matteoli, a «non ascoltare gli appelli della Regione che denunciava l’annunciata svendita-truffa della Tirrenia di Stato ai privati». E ha aggiunto: «Noi invece chiedevamo un bando di gara per ogni rotta e i vari capitoli della convenzione. Ma scoprimmo che Roma aveva già deciso: voleva vendere in blocco la compagnia agli armatori napoletani, così come poi ha fatto il governo Monti, col ministro Passera». Per la verità, nell’estate del 2012, alla Regione fu offerto più di un posto nella nuova Cin-Tirrenia: «Certo – ha detto Cappellacci – ma rifiutammo il baratto fra sottomissione e poltrone».

Saremar. Nell’aprile del 2011 e fino al 2012 «reagimmo all’aggressione del mercato con le navi Saremar e da quel momento in poi ci sono saltati addosso», ha detto, nel ricordo dei ricorsi subiti nei tribunali di mezza Italia, al Tar e all’Unione Europea. «La controreazione degli armatori fu rabbiosa e lo è ancora– ha continuato – ma oggi sappiamo che erano tutti dentro un cartello». Poi una precisazione: «La Saremar, in quegli anni, non è stata foraggiata con aiuti di Stato, ha avuto delle compensazioni per il servizio svolto. Questo abbiamo scritto all’Antitrust europeo e siamo convinti che alla fine usciremo indenni dalla maxi indagine sui misteri dei trasporti marittimi in Italia». Con un ottimismo persino esagerato, ha aggiunto: «Tutti i nostri conti sono in regola, non esiste alcun buco di bilancio della Saremar e su questo c’è stata molta disinformazione: come mai nessuno si straccia le vesti quando finanziamo Trenitalia con 40 milioni e le aziende di trasporto interno con 154? Perché garantiamo un servizio, com’è accaduto con Saremar». È probabile, ma sui conti la Regione ha peccato in trasparenza: sarebbe stata sufficiente più chiarezza e tempestività, per non finire nel mirino di molti e soprattutto del «fuoco amico».

Flotta Sarda. La legge non è stata impugnata dal governo, ma «prima di costituire la Spa, aspettiamo fiduciosi l’Europa», con un ultimo giuramento: «Sarà un referendum on-line a dire se i sardi vogliono o no una loro flotta». Lui ha già cliccato sul sì.

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