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aste giudiziarie

Va in scena lo sfratto: suppellettili davanti al palazzo di giustizia

Va in scena lo sfratto: suppellettili davanti al palazzo di giustizia

CAGLIARI. Ciak si gira: é il film delle esecuzione forzose. E quindi tutto in strada: letto, divano, fornelli, tavolo da pranzo. E televisore con la spina attaccata sul prato. É il modo,...

31 gennaio 2013
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CAGLIARI. Ciak si gira: é il film delle esecuzione forzose. E quindi tutto in strada: letto, divano, fornelli, tavolo da pranzo. E televisore con la spina attaccata sul prato. É il modo, cinematografico, escogitato da commercianti, artigiani e Presidio di piazzale Trento, per mandare un messaggio: stop alle aste giudiziarie. Tutto questo, naturalmente, davanti al Palazzo di Giustizia e in concomitanza con le aste. «Il messaggio - sintetizza Alberto Marinoni, Presidio - mi sembra molto chiaro: ci tolgono le mura, ci rimane solo l'arredamento. Le aste vanno avanti - oggi oltre quaranta in programma- ora basta».

I manifestanti hanno sistemato cartelloni, distribuito volantini e gridato al megafono statistiche e ragioni della protesta. È, a proposito di dati, un foglio attaccato all'ingresso del Tribunale, riassume gli ultimi numeri delle aste giudiziarie provincia per provincia: 2753 beni in vendita tra cui 1.625 abitazioni e 456 immobili commerciali. Le cifre più elevate si registrano in provincia di Sassari (783), mentre Cagliari é al secondo posto con 718 beni. «Nel 2012- spiega Marco Mameli, Presidio Piazzale Trento- in Sardegna si é registrato un aumento del quaranta per cento. E il trend continua a crescere». Presente al sit in anche il sindaco di Furtei Luciano Cau: «La nostra comunità- ha spiegato- é stata toccata da vicino con un lutto legato alle difficoltà economiche. E il Presidio in quei difficili momenti c'é stato molto vicino. Come amministratori noi siamo vicini e cerchiamo di fare il possibile per evitare che vinca la disperazione: nel nostro territorio abbiamo tre-quattro casi molto delicati. I Comuni, però, spesso hanno le mani legate per la mancanza di fondi». Stefano Ambu

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