La Nuova Sardegna

Cagliari

Crisi, ogni giorno in Sardegna muoiono 27 imprese

Crisi, ogni giorno in Sardegna muoiono 27 imprese

Negli ultimi cinque anni hanno chiuso i battenti 3.200 aziende, con una perdita di oltre 6mila posti di lavoro. È la fotografia fatta per la Sardegna da Rete imprese Italia

28 gennaio 2013
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CAGLIARI. In Sardegna muoiono 27 imprese al giorno e negli ultimi cinque anni hanno chiuso i battenti 3.200 imprese artigiane con la perdita di oltre 6mila occupati. Nel solo 2012 il saldo negativo delle imprese è di circa 2.000 aziende, 1.045 nell’artigianato, 652 nel commercio e 274 negli alloggi e ristorazione. I consumi crollano del 13,3% (-3.500 euro l’anno), più del doppio rispetto al resto della Penisola, e la disoccupazione sale al 13,5% mentre la pubblica amministrazione, anzichè agevolare le imprese, rappresenta un ulteriore «macigno».

È questa la «drammatica» situazione delle piccole imprese - con meno di 20 addetti, che nell’Isola rappresentano il 98,5% del totale e impegnano 275.000 addetti (il 73,5% degli occupati del settore privato) - fotografata da Rete imprese Italia (Cna Sardegna, Confartigianato Imprese Sardegna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti), in occasione della mobilitazione organizzata in tutto il territorio nazionale. Le associazioni hanno chiesto alla politica regionale «uno scatto di orgoglio e serietà» per eliminare le inefficienza e supportare le imprese, «perchè senza queste non c’è lavoro». È c’è anche chi chiede le dimissioni della Giunta regionale. «L’attenzione per il mondo delle pmi si può misurare con la dotazione finanziaria per la Manovra 2013 dell’assessorato turismo commercio e artigianato: 80 milioni di euro - ha detto il presidente di Confcommercio, Agostino Cicalò -. Spendiamo 3,7 miliardi per la sanità ed è giusto perché si tratta di salute, ma forse efficientando le spese si potrebbero riuscire a recuperare forse 100 milioni di euro».

«Un anno fa abbiamo messo per iscritto alcuni impegni a Vallermosa con il presidente Cappellacci ma non ne è stato rispettato uno - dice Bruno Marras di Cna -. L’amministrazione regionale non è all’altezza della situazione e deve andare a casa, perché abbiamo bisogno di amministratori seri e non possiamo permettere che la macchina pubblica della nostra Regione venga condotta da chi non ha la patente».

Secondo Marco Sulis di Confesercenti «l’augurio è che il prossimo governo renda più fruibile il costo del lavoro», mentre Luca Murgianu di Confartigianato spiega che «ci troviamo davanti a circolo vizioso: meno reddito, meno consumi, meno popolazione che portano più fallimenti e più disoccupazione. In questo modo stiamo impoverendo il Paese e la Sardegna è il fanalino di coda con responsabilità che sono di tutti, della politica, delle imprese e dei sindacati dei lavoratori».

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