La Nuova Sardegna

Cagliari

Cappellacci ai sardi: «Email contro Monti»

di Alfredo Franchini
Cappellacci ai sardi: «Email contro Monti»

Intesa dopo cinque ore di vertice a Villa Devoto, nuovo confronto col governo

21 ottobre 2012
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CAGLIARI. Cinque ore di riunione a Villa Devoto per individuare una strategia contro lo «stato patrigno», così come l’ha definito il presidente Cappellacci. La partecipazione al vertice è buona: ci sono tutte le delegazioni del Consiglio regionale, con l’eccezione del gruppo «Sardegna domani» di Mario Diana; ci sono i segretari del sindacato sardo, Enzo Costa, Mario Medde e Francesca Ticca; non ci sono tutti i parlamentari perché, per motivi personali, hanno disertato Beppe Pisanu e Mauro Pili nel centrodestra, Caterina Pes e Amalia Schirru nel centrosinistra. E’ il presidente Cappellacci, organizzatore dell’incontro, a ripercorrere le tappe della vertenza con lo Stato: dai ricorsi per i trasferimenti mancati sino all’ultimo colpo inferto con la legge di stabilità, forse il più duro, perché, oltre a mettere in ginocchio i Comuni, intacca i poteri della Regione. «Norme invasive del governo», sostiene l’assessore alla Programmazione, Giorgio La Spisa. Il tentativo è quello di costituire quella sorta di «sacra unione» che sul finire degli anni Ottanta aveva caratterizzato le battaglie della Regione a Palazzo Chigi. Il piccolo miracolo non si ripete: la questione finisce proprio laddove si era incominciato, cioè si ripartirà, bene o male, dall’Ordine del giorno-voto, approvato dal Consiglio regionale che tutti riconoscono ora come punto di partenza per la nuova lotta. La giunta è soddisfatta dell’unità raggiunta, l’opposizione lo è perché è stata accolta la tesi delle risoluzioni approvate dal Consiglio regionale. Il sindacato resta dubbioso: «L’incontro è servito a fare il punto della situazione», afferma Mario Medde, segretario generale della Cisl, «ma non ha dato indicazioni su come forzare la mano allo Stato sul patto di stabilità, la vertenza entrate e la legge di stabilità».

E mail. Cappellacci rivolge un appello ai sindaci e a tutti i sardi per alzare la voce col governo. Il gesto, simbolico, è quello di inviare una mail di protesta con un testo che la giunta ha immaginato così: «Procura de moderare, presidente Monti», dall’incipit del canto della rivoluzione della fine Settecento contro i feudatari piemontesi. Cappellacci fornisce l’indirizzo: centromessaggi@palazzochigi.it ma l’iniziativa è bocciata dal capogruppo del Pd, Giampaolo Diana: «Sarebbe più utile che il presidente della Regione, invece di suggerire ai sindaci cosa devono dire e scrivere a Monti, provasse una volta ad ascoltarli a capire le ragioni delle difficoltà che incontrano nell’amministrare i loro Comuni e si renderebbe conto che a nulla servono le sue buffonate». Parole pesanti che il capogruppo del Pdl, Pietro Pittalis, respinge: «Gli insulti di Giampaolo Diana sono l'atteggiamento di chi ha paura di affrontare la battaglia e pertanto già pensa a chi e come attribuire le colpe di un’eventuale sconfitta», afferma Pittalis, «alla ricerca di un pretesto pur di rompere l'unità delle istituzioni e dei sindacati, Diana denota anche una certa diffidenza e scarsa dimestichezza con nuovi strumenti di partecipazione alla vita pubblica».

Mario Bruno, vicepresidente del Consiglio, ha sostituito la presidente Claudia Lombarda e commenta: «Per la prima volta ho visto all’opera congiuntamente sardi deputati e non solo deputati sardi e l’ordine del giorno del Consiglio regionale dell’11 ottobre è stato assunto come impegno da tutti i parlamentari». Un impegno che rafforza la linea della difesa delle ragioni della specialità e tiene viva la politica conflittuale con il governo Monti. Si andrà avanti ora con la Regione che cercherà di riattivare il confronto con il governo Monti. E’ vero che l’esecutivo dei professori ha messo «a stecchetto» tutte le regioni ma l’attacco all’Autonomia è un’altra cosa. I gruppi del consiglio regionale hanno chiesto quali margini di manovra possono esserci per ottenere una deroga al patto di stabilità, così come ha ottenuto la Sicilia e come ha fatto la Puglia con uno “sforamento controllato”. Tutti punti da verificare al più presto.

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