La Nuova Sardegna

Cagliari

Veleni della ex miniera di Furtei usati sulla 131: 4 indagati

Veleni della ex miniera di Furtei usati sulla 131: 4 indagati

Nei guai il legale rappresentante della miniera e i titolari delle aziende che avevano realizzato i lavori sulla strada

17 ottobre 2012
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CAGLIARI. Ci sono quattro indagati nell’inchiesta sui cosiddetti veleni dell’ex miniera d’oro di Furtei (Medio Campidano). Aperta nel 2010 l’indagine - condotta dai carabinieri del Noe, nucleo operativo ecologico - punta a fare luce sui pericolosi materiali di scarto provenienti dalla miniera d’oro Sardinia Gold Mining, fallita due anni fa, che sarebbero stati usati per realizzare un tratto della strada statale 131, la principale arteria della Sardegna. Secondo l’ipotesi della procura, oltre 700 mila tonnellate di rifiuti provenienti dall’attività estrattiva della SGM (in modo particolare scarti di lavorazione), sarebbero finiti illegalmente sotto l’asfalto tra il chilometro 47,3 e 58,5, un tratto di strada che, dopo la realizzazione, aveva iniziato a trasudare rigagnoli color ruggine di percolato. Con l’accusa di traffico illecito di rifiuti, sono così finiti nel registro degli indagati Garry Hervyn Johnston, australiano di 57 anni, legale rappresentante della miniera, e Antonino Marcis, 53 anni di Macomer (Nuoro), che si era aggiudicato il sub appalto per la realizzazione della strada. Secondo l’accusa, Johnston avrebbe ceduto il pericoloso materiale di scarto a Marcis che lo avrebbe usato per realizzare il tratto di SS 131 vicino a Furtei. L’appalto per la realizzazione di quel tratto di statale era stato vinto dalla Todini, società con sede a Roma, che aveva poi subappaltato i lavori alla ditta sarda. Per questo, con l’accusa di frode nelle pubbliche forniture sono finiti, oltre allo stesso Marcis, anche Aldo Serafini, 61 anni di Todi (Perugia), rappresentante legale della Todini Costruzioni generali Spa, e il direttore dei lavori dell’Anas, Giorgio Carboni, 60 anni, di Alghero, che avrebbe rilasciato il certificato di collaudo, sostenendo di aver eseguito prove per il controllo della qualità dei materiali usati. Chiusa l’inchiesta, il pm Marco Cocco, ha notificato gli avvisi a comparire agli indagati. Il difensore di Carboni, l’avvocato Andrea Pogliani, ha già presentato una memoria difensiva.

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