La Nuova Sardegna

Cagliari

Anche Cappellacci tra i venti indagati per il crac della Sept

di Mauro Lissia
Anche Cappellacci tra i venti indagati per il crac della Sept

Coinvolto nell’inchiesta per bancarotta fraudolenta che ha portato all’arresto del sindaco di Carloforte

14 ottobre 2012
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CAGLIARI. C’è anche Ugo Cappellacci tra i venti indagati per il crac della Sept, che ha condotto l’altro ieri in carcere il sindaco di Carloforte Marco Simeone. Al governatore il pm Giangiacomo Pilia, titolare di un’inchiesta arrivata alla fase conclusiva, contesta l’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta per dissipazione per aver firmato come consigliere delegato della Sept, il 28 dicembre 2001, l’atto d’acquisto della società Simeone srl senza l’autorizzazione del consiglio di amministrazione (la delega era generica) e in aperto contrasto con l’impostazione della società, la cui assemblea appena qualche anno prima - il 16 aprile 1999 - aveva certificato come l’isola di San Pietro non fosse strategica per il business aziendale. Secondo il pm Pilia quell’atto, firmato anche dall’altro consigliere delegato Dionigi Scano, configurava un evidente conflitto di interessi perché i proprietari della Simeone srl erano anche soci e amministratori di Sept e si sarebbero dovuti chiedere se l’operazione fosse conveniente, tutto questo in base all’articolo 2391 del codice civile. Al contrario - sostiene il pubblico ministero - l’operazione portata a termine con la firma di Cappellacci ha comportato «un notevole impegno sul patrimonio sociale senza alcuna prospettiva di vantaggio per la Sept». La conferma è nelle cifre indicate dal curatore fallimentare: la società madre di Simeone si è accollata debiti della Simeone srl per 746 milioni di lire più un mutuo ipotecario di 255 milioni di lire. Per il pm Pilia «la condotta penalmente rilevante consiste nell’aver dissipato il patrimonio aziendale concludendo un’operazione manifestamente antieconomica in totale abuso di gestione e provocando un danno che viene identificato nel minor valore dei beni acquisiti rispetto a quanto anticipato da Sept Italia spa». Il danno complessivo sarebbe di 127.077 euro, cui vanno aggiunti gli interessi.

Fin qui la posizione di Cappellacci, che risulta indagato insieme a quasi tutti gli amministratori, soci e sindaci della Sept, fra cui alcuni familiari, cui vanno aggiunti i prestanome - come vengono qualificati dalla Procura - Stefano Fercia e Riccardo Pissard. Per ora Simeone non risponderà all’esame di garanzia che il gip Giampaolo Casula fisserà nelle prossime ore: «Prenderemo soltanto qualche giorno di tempo - ha spiegato il difensore, l’avvocato Guido Manca Bitti - per esaminare le contestazioni del pubblico ministero, che sono articolatissime e che coprono un arco di tempo lunghissimo, dal 1997 ad oggi. Una volta concluso questo lavoro Simeone chiederà di chiarire ogni aspetto della vicenda». L’avvocato Manca Bitti sta valutando anche l’ipotesi di un ricorso al tribunale del riesame: «Non esiste alcun rischio d’inquinamento delle prove - ha spiegato il legale - visto che fra l’altro si tratta di fatti in gran parte molto lontani nel tempo».

Intanto si apprende che Simeone è indagato dalla Procura di Cagliari anche per aver utilizzato abusivamente mezzi della Provincia di Carbonia-Iglesias, quand’era assessore: l’accusa è di peculato. Ed è proprio riferendosi alla serie di precedenti penali e alle inchieste che gravano sul sindaco di Carloforte che il pm Pilia ha chiesto - e ha chiesto solo per lui - la misura cautelare in carcere. Simeone ha accumulato finora sei condanne, di cui cinque per il mancato pagamento di contributi previdenziali e una per abusi edilizi tra il 2003 e il 2009. E’ poi coinvolto in cinque procedimenti penali per vari reati, che vanno dall’omesso versamento di ritenute previdenziali alla truffa. Il sindaco di Carloforte è indagato anche per reati fiscali e il 10 aprile scorso ha subìto il sequestro preventivo di parte dei beni personali.

Molto complesso il quadro accusatorio, che comprende quasi tredici anni di attività della Sept e di una miriade di società collegate. Per lo più la curatela fallimentare e i consulenti del pm hanno accertato distrazioni di somme e beni, con intrecci fra una società e l’altra, fatturazioni per operazioni dubbie, rimborsi e spese rendicontati in modo avventuroso o poco chiaro. Fra questi, salta fuori un rimborso di 376 mila euro finiti nelle tasche di Simeone, che era l’amministratore, per attività estranee alla società tra il 2003 e il 2007: salari per la colf, che lavorava anche nell’appartamento della fidanzata. Poi ancora mezzi, lavori edili, telefonini, computer, una stufa a pellet, beni di ogni tipo che venivano regolarmente inseriti nella contabilità di Sept.

Si parla anche di mancate svalutazioni di crediti e merci, plusvalenze irreali, bilanci elaborati su dati falsi, fino a casi di evasione fiscale che coinvolgono anche Fercia e Pissard.

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