La Nuova Sardegna

Cagliari

Il governo cancella fondi e autonomia

di Alfredo Franchini
Il governo cancella fondi e autonomia

La legge di stabilità toglie poteri e 300 milioni alla Regione: nuova vertenza con lo Stato

10 ottobre 2012
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CAGLIARI. Mentre Cappellacci si recava a Bruxelles per rivendicare la specialità della Regione, il Consiglio regionale prendeva atto che la riforma costituzionale, elaborata dal consiglio dei ministri, poteva cancellare 64 anni di storia sarda. Così, interrotti i lavori del consiglio regionale sulla Sanità, si è riunita d’urgenza la commissione Bilancio, presieduta da Pietro Fois. L’idea era quella di votare una risoluzione ma, dopo aver sentito l’assessore al Bilancio, La Spisa, in commissione è arrivata la notizia che il presidente Napolitano aveva sollevato alcune eccezioni proprio sul nuovo ruolo delle regioni. La commissione bilancio deciderà stamani la strategia da seguire, nella consapevolezza che l’attacco alla Sardegna avviene ora su due fronti: quello finanziario, (mancano 300 milioni), e quello dei poteri, attaccati dal governo centrale. Si sa che ogni mutamento del sistema politico ha coinciso con una riforma dei poteri locali e anche questo provvedimento ne è una testimonianza.

Per mettere ordine al Titolo V della costituzione, riformato undici anni fa, nello schema disegnato dal governo Monti, i poteri locali vengono tutti ridimensionati, mandando definitivamente in soffitta l’idea del federalismo. Nella seconda delle quaranta pagine del provvedimento Monti si legge: «Le regioni a statuto speciale entro sei mesi dalla data in vigore del presento decreto, adeguano il proprio ordinamento alle disposizioni del presente articolo mediante modifica delle norme di attuazione dei relativi statuti». E’ il primo articolo perché il principale obiettivo del governo è risparmiare sulle regioni autonome. Il testo della legge è chiarissimo: «Se le regioni a statuto speciale non si adeguano, resta bloccato il meccanismo della delega fiscale». Come dire: addio ai trasferimenti. Nella revisione dei poteri locali ce n’è per tutti, regioni, province e comuni.

«I tagli ai costi della politica che noi condividiamo e abbiamo anticipato non c’entrano, questa è un’aggressione senza precedenti all’Autonomia», dice il presidente della giunta, Cappellacci. La riforma degli enti locali, decisa dal governo, rivede in peggio anche il patto di stabilità, rendendo del tutto inutile la vertenza della Sardegna sulle entrate. «Un atto gravissimo», dice l’assessore Giorgio La Spisa, «dobbiamo reagire duramente assieme alle altre regioni speciali e tentare ancora il ricorso per via giudiziaria». Commenti identici in commissione Bilancio: «Con gli scarponi chiodati di triste memoria si stanno cancellando 60 anni di autonomia», commenta Giampaolo Diana, capogruppo del Pd. Il gruppo Pdl - fa sapere il capogruppo Pietro Pittalis - ha invitato la giunta a proseguire nella difesa della specialità.

«E’ la più grande manovra di accentramento mai fatta», spiega Paolo Maninchedda, presidente della commissione Autonomia, «è la dimostrazione che il governo giudica inutile la partecipazione democratica e scambia l’autonomia con il decentramento». Maninchedda, però, giudica tardiva la reazione di Pd e Pdl che hanno avviato la discussione nella commissione Bilancio: «Ben svegliati»! commenta, «da due anni ripeto che l’unica strada è l’indipendenza. Ci possiamo ancora confrontare con uno Stato che ci porta via le risorse e fa interferenze sugli enti locali»? L’assessore agli Affari generali, Mario Floris, è indignato: «I sardi devono capire che i grandi partiti nazionali non hanno più una giustificazione. Bisogna essere uniti in un’alleanza trasversale».

Luciano Uras (Sel), che ieri ha presentato, assieme ad altri componenti del gruppo Misto e dell’Idv una proposta di legge «anticorruzione» per ripristinare i controlli di legittimità degli atti degli enti locali della Regione, ripercorre così le ultime vicende: «La vertenza Sardegna s’è iniziata con la decisione del governo di non rispettare la legge. Questo è accaduto perché la maggioranza, la giunta e il suo presidente si sono genuflessi, subordinandosi al governo Monti che ha deciso di violare la legge».

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