La Nuova Sardegna

Cagliari

«Santoni non voleva nuovi vincoli»

di Mauro Lissia
«Santoni non voleva nuovi vincoli»

Tuvixeddu, i membri della commissione paesaggistica confermano le accuse contro l’ex sovrintendente archeologico

02 ottobre 2012
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CAGLIARI. I testimoni confermano davanti al tribunale: il sovrintendente archeologico Vincenzo Santoni remava contro, negava i nuovi ritrovamenti, lesinava i documenti utili a ricostruire lo stato di Tuvixeddu a dieci anni dall’imposizione dei vincoli diretti e indiretti. Secondo l’accusa Santoni nascondeva la realtà per impedire che l’amministrazione Soru rafforzasse le tutele sul colle dei Punici e fermasse l’avanzata del piano immobiliare di Nuova Iniziativa Coimpresa. Lavorava per il costruttore, un atto di gratitudine legato all’assunzione della figlia ingegnere. Il 15 ottobre l’ex dirigente dei Beni culturali avrà la possibilità di smentire e di difendersi dall’imputazione di falso e abuso d’ufficio, ma l’udienza di ieri si è conclusa con una vittoria netta del pubblico ministero Daniele Caria, che dagli ex componenti la commissione regionale paesaggistica ha ricevuto parole chiare malgrado la ferma e a tratti aspra azione di contrasto del difensore Pierluigi Concas. Concordi Ignazio Camarda, Sandro Roggio e Maria Antonietta Mongiu: «Santoni non era collaborativo - hanno detto - non riconosceva la competenza in materia paesaggistica della commissione, non ha mai messo a disposizione una carta aggiornata sui ritrovamenti archeologici di Tuvixeddu». Eppure - in quei giorni del 2007 - era importante capire cosa fosse accaduto attorno alla necropoli punico-romana dopo il 1997 e soprattutto dopo l’estate del 2000, quando Regione e comune di Cagliari diedero il via libera al piano immobiliare sottoscrivendo l’ormai celebre accordo di programma: «Noi lavoravamo a una valutazione del sito sotto il profilo paesaggistico - ha spiegato Roggio - seguendo le indicazioni del Codice Urbani, ma conoscere la situazione anche dal punto di vista archeologico era importante». Santoni però - così hanno riferito i testi - nicchiava, protestava per i tempi stretti delle sedute di lavoro e «minimizzava il valore dei ritrovamenti» sostenendo con forza che i vincoli esistenti fossero sufficienti a tutelare il compendio storico-culturale. Insomma «Santoni – hanno confermato Camarda, Roggio e Mongiu - era contrario a un’estensione del vincolo». Un’opposizione anomala per un archeologo, che di fronte alla possibilità di difendere di più e meglio un sito come la necropoli di Tuvixeddu si oppone e fa mettere a verbale il proprio parere negativo. I fatti poi, come ha certificato il Consiglio di Stato con la sentenza dell’aprile 2011, gli hanno dato pesantemente torto:«Quando noi della commissione siamo andati a Tuvixeddu abbiamo trovato una situazione impressionante - ha raccontato Maria Antonietta Mongiu - decine e decine di tombe scavate, i fatti hanno poi dimostrato che i nuovi ritrovamenti sono stati 1166». Comunque una situazione molto diversa da quella «fotografata» coi vincoli del 1997, talmente diversa da imporre una revisione radicale delle tutele per rispettare le prescrizioni paesaggistiche contenute nel Codice Urbani e di conseguenza il Piano regionale, prescrizioni che nell’interpretazione diffusa hanno reso inapplicabile l’accordo di programma del 2000 e bloccato la realizzazione del piano Coimpresa. Conferme sulla posizione di Santoni sono arrivate anche dal dirigente regionale Franco Sardi, che presiedeva i lavori della commissione («Si opponeva alla procedura e sosteneva che le tutele fossero sufficienti») mentre i tecnici dell’ufficio regionale tutela del paesaggio hanno ricordato come la figlia di Santoni avesse firmato un progetto legato a un edificio da costruire in via Is Maglias per Nuova Iniziative Coimpresa: presentato alla Regione per il nullaosta, venne poi ritirato per scelta del costruttore. Il dibattimento andrà avanti il 15 ottobre con nuovi testi. Per la realizzazione di muraglioni difformi dal progetto attorno all'area sepolcrale di Tuvixeddu e per la costruzione di un complesso edilizio su viale Sant'Avendrace sono imputati di falso l'archeologa che doveva vigilare sui lavori Donatella Salvi, l'ingegnere del servizio pianificazione del territorio Giancarlo Manis, il direttore dei lavori Fabio Angius e il costruttore Raimondo Cocco. Il dirigente comunale Paolo Zoccheddu deve rispondere di danneggiamento e violazioni edilizie. I difensori sono Benedetto Ballero, Massimiliano Ravenna, Pierluigi Concas, Massimo Delogu e Michele Loy.

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