La Nuova Sardegna

Cagliari

Clima da far west sull’altipiano della Giara

di Luciano Onnis
Clima da far west sull’altipiano della Giara

Gesturi, la cattura delle vacche “senza padrone” ha scatenato una serie di reazioni con incendi, minacce e fucilate

15 settembre 2012
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GESTURI. «Sardinia terra ‘e sparu e de fogu...», parole e musica di Franco Madau, cantautore di Tuili, uno dei quattro comuni nel cui territorio ricade la Giara. Chissà che proprio alla “sua” Giara il cantautore non facesse qualche riferimento quando ha descritto nella sua canzone quella che è una situazione sempre ricorrente nel tempo: spari (fucilate) e fuoco (doloso). Se spesso non è un far west, poco ci manca. Pallettoni e fiammiferi sono gli strumenti terminale delle tensioni sempre presenti nell’altopiano , terra e patria degli esclusivi cavallini selvatici. Qui la presenza decisamente in sovrannumero di vacche, molti dei quali di proprietà ignota perché senza marchio – sarebbero circa 400, ma i padroni ben riconoscono il loro bestiame – , dà luogo a una guerra del pascolo (e non solo) di cui pagano le conseguenze “is cuaddedus”, privati di una notevole quantità d’acqua, ma anche dell’erba spontanea e del foraggio con cui vengono accuditi, tramite due cooperative, dai Comuni di Gesturi, Setzu e Tuili. Le tensioni aumentano ogni qualvolta c’è un intervento qualsiasi delle istituzioni a difesa dei cavallini e del loro regno. E allora mano ai fucili con schioppettate vigliacche ai “cuaddedus”, fuoco ai depositi di fieno e alle strutture comunali di ricovero (comprese le caratteristiche pinnette), abbattimento dei recinti, perfino attentati dinamitardi ai municipi (Gesturi) e minacce trasversali ai sindaci. Ovviamente dietro c’è la mano di chi non vuole regole sulla Giara e pretende di fare sull’altopiano il bello e cattivo tempo. Una conferma che alcuni vogliono la Giara terra di nessuno , è giunta negli ultimi quindici giorni, dal momento in cui è iniziata la cattura delle vacche al pascolo da parte dei barracelli e degli agenti del Corpo forestale per consentire ai veterinari del Servizio di sanità animale della Asl 6 di procedere all’individuazione dei capi senza marchio padronale e accertarne il loro stato di salute. Il giorno prima che cominciassero le operazioni di cattura (il 2 settembre), fu distrutto il recinto appositamente realizzato per rinchiudere le vacche “anonime” e dato alle fiamme un deposito di foraggio. «La cattura e il controllo è andato avanti lo stesso – puntualizza il veterinario della Asl 6 Enrico Cossu, responsabile del Servizio – e proprio l’altro giorno abbiano concluso la prima fase con 18 vacche censite, di cui sei poi rivendicate da un proprietario e a lui restituite. A presto altre catture e altri controlli». E’ chiaro che l’operazione “Vacche sull’altopiano” (così è stata denominata) a qualcuno non piace. E l’altra notte sono state bruciate tre pinnette per mandare un nuovo avviso di guerra.

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