La Nuova Sardegna

Cagliari

Rom in fuga: «Minacce di morte ai bambini»

di Stefano Ambu
Rom in fuga: «Minacce di morte ai bambini»

La comunità che aveva occupato un’abitazione a San Sperate ha restituito le chiavi al Comune

22 agosto 2012
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di Stefano Ambu

CAGLIARI

"Ci hanno minacciati: ci hanno detto che avrebbero dato fuoco ai nostri figli".. E così i Rom sono stati costretti alla fuga, ad abbandonare le loro nuove case. Spaventati dalle pesanti intimidazioni di qualcuno che non voleva che abitassero lì, nelle campagne sopra la strada statale 554. Così, il loro coraggio e il loro orgoglio sono svaniti di fronte alla paura per l'incolumità dei propri bambini. I Rom hanno così riconsegnato le chiavi alla Caritas e sono ridiventati "nomadi". Alcuni ospiti di un'associazione, altri di parenti e amici. Erano in trentatrè, ventuno di loro sotto i diciotto anni: tutti Rom che si preparavano a una vita diversa. Con un progetto di inclusione sociale lontano da quel campo di viale Monastir pieno di veleni e sgomberato con un’ordinanza del Comune di Cagliari, partita da una decisione del Tribunale di Cagliari: troppo degrado, in quel posto non c’erano più le condizioni per vivere.

Così, gli erano state trovate le nuove case in un complesso dalle parti delle strada statale 554, dove una volta c’erano una discoteca e anche la piscina, da un pezzo vuota e abbandonata, inutilizzabile e persino pericolosa visto che rischiava di diventare una trappola per i bambini più piccoli. Ma per i Rom non ha mai tirato aria buona da quelle parti. Subito dopo il loro arrivo, con una minaccia su un foglietto erano stati “invitati” a sloggiare immediatamente da un fantomatico “comitato di accoglienza”. Poi ancora intimidazioni. Di pomeriggio e di notte.

«Ma quello che ci ha spaventato di più - racconta Marco Sulejmanovic, 33 anni padre di sei bambini dai 4 ai 12 anni – e che ci ha costretto a lasciare le case sono state le minacce ai nostri bambini. Ci dicevano: "Li bruciamo". E non solo quello: Ci insultavano - continua Sulejmanovic -, ci lasciavano senza corrente staccando continuamente i contatori all'esterno. Non potevamo più resistere e abbiamo avuto paura per i nostri bimbi».

La decisione risale a lunedì, quando hanno riconsegnato le chiavi della casa. «Eravamo al corrente - spiega Antonello Pabis, presidente della Asce, Associazione sarda contro l'emarginazione – ma avevamo chiesto alle famiglie di prendere tempo. D'altra parte c'erano stati problemi anche a San Sperate, poi risolti con una grande festa data dai Rom nella loro nuova casa. Ma non si è ripetuta la stessa situazione: le famiglie hanno avuto paura per l'incolumità dei bambini e hanno consegnato le chiavi alla Caritas».

Una decisione presa a malincuore, con tanto di ringraziamenti finali: «Il Comune di Cagliari - continua Marco Sulejmanovic - ci è stato vicino, ci ha sempre sostenuto». Lui per il momento è stato ospitato con la sua famiglia proprio nella sede dell'Asce. Gli altri, quelli che hanno vissuto con lui questi giorni di paura e angoscia, hanno scelto di stare da parenti e amici. Il progetto di inclusione e di emergenza, con riunioni in prefettura e il coinvolgimento di Caritas, Regione, Comune e Provincia di Cagliari, era partito dopo lo sgombero dello storico campo sosta alle porte del capoluogo. Una svolta: addio ala vecchia area condivisa e nuova vita in case in affitto nei comuni dell'hinterland. A Quartu, nella zona di Flumini, c'era stato un vero e proprio comitato di accoglienza. A San Sperate, dopo qualche incomprensione era stato tutto appianato: «I nuovi arrivati - spiega Pabis - sono stati adottati dalla comunità». Sì, ma chi è stato a farli scappare? Non i vicini: molti negli ultimi giorni si erano avvicinati alle abitazioni dei Rom per presentarsi e offrire il proprio aiuto in caso di bisogno. E ora? Si ricomincia: la macchina organizzativa per dare un'abitazione ai Rom non si ferma. Nemmeno con le minacce.

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