La Nuova Sardegna

Cagliari

Scissione del Pdl contro Cappellacci, Regione nel caos

di Filippo Peretti
Scissione del Pdl contro Cappellacci, Regione nel caos

Nomina di Lorefice, il presidente diserta il consiglio. Lombardo, Diana e Campus lasciano il gruppo Pdl. L’opposizione: meglio votare

08 giugno 2012
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CAGLIARI. Non è una delle migliori giornate della storia dell’autonomia regionale. La giunta che deliberatamente non si presenta in aula (è la prima volta che succede in 63 anni) per impedire al Consiglio di funzionare, la presidente dell’assemblea che denuncia con toni forti lo «sgarbo irresponsabile», il governatore Ugo Cappellacci che da Roma replica: «Non partecipo ai dibattiti da pollaio». E succede quello che ormai era inevitabile: la scissione del partito dei due presidenti, il Pdl. La stessa Lombardo, con il capogruppo Mario Diana e il consigliere sassarese Nanni Campus lasciano il gruppo e ne formano un altro, schierandosi all’opposizione, assieme a Massimo Mulas (Upc) e a Roberto Capelli (Api) che aveva due anni fa lasciato l’Udc e la maggioranza. Il tutto condito da parole che la dicono lunga sulla portata dello scontro. Ai toni alti di Lombardo e Cappellacci si sono aggiunti quelli di Diana: «E’ un addio al fallimento di un governatore incapace».

Oggi ci sarà un’altra giornata di forte tensione. Perché, saltato l’appuntamento di ieri, la Lombardo ha riconvocato l’aula per discutere la mozione sulle nomine negli enti e in particolare sul caso di Alessandro Lorefice, il ventinovenne praticante legale nominato da Cappellacci alla guida della Carbosulcis per fare un dispetto alla presidente dell’assemblea.

Questo conflitto istituzionale che non ha precedenti potrebbe sfociare in una vera e propria crisi politica. La maggioranza di centrodestra ieri ha perso quattro pezzi, scendendo da 52 a 48: ora per Cappellacci sono determinanti i voti di due partiti, l’Udc (cresce quindi il potere del segretario e assessore Giorgio Oppi) e il Psd’Az, che da tempo non nascondono né l’ipotesi delle elezioni anticipate né quella di un cambio di coalizione: ieri erano in molti a pensare che se il centrosinistra dicesse «sì» all’alleanza con centristi e sardisti la crisi sarebbe immediata. Cartina di tornasole sarà forse la mozione di sfiducia che il Pd sta pensando di proporre proprio oggi per rafforzare l’offensiva dell’opposizione e la denuncia sulle inadempienze del presidente e della sua giunta di centrodestra.na.

Cappellacci non deve guardarsi solo dagli alleati ma anche all’interno del suo partito. LLa carica di capogruppo dovrebbe andare a Pietro Pittalis, fedelissimo del governatore. Ma l’uscita dei «ribelli» ha scatenato nuovi appetiti: oggi si sentono tutti determinanti. Ed è ripresa a circolare con insistenza la voce di un rimpasto di giunta, anche per il ritorno dei due consiglieri di Fli, Ignazio Artizzu e Matteo Sanna, alla corte di Cappellacci. E un motivo di crisi potrebbe essere dato dal taglio del numero dei consiglieri regionali: per evitare la riduzione, che mette in pericolo molte carriere, la crisi anticiperebbe la riforma costituzionale e quindi si tornerebbe a votare per 80 seggi.

La seduta è durata un’ora, certamente l’ora più intensa dell’intera legislatura. I lavori sono stati aperti dalla Lombardo, che dopo aver preso atto dell’assenza della giunta ha duramente criticato la scelta di Cappellacci. La mozione sul caso nomine non poteva essere discussa, ma intervenendo sull’«ordine dei lavori» diversi consiglieri hanno dato vita a un vero e proprio dibattito. Le opposizioni con toni accesissimi. Il colpo di scena è stato quello di Diana con l’annuncio dell’addio e della formazione del nuovo gruppo. Tutti si sono concentrati sulla responsabilità del presidente, perché la seduta, a termini di regolamento, non poteva essere rinviata in quanto convocata d’urgenza su richiesta dell’opposizione. Cappellacci ha invece insistito nel ricordare con una nota che aveva impegni istituzionali a Roma. Diana ha replicato: «Ho suggerito di chiedere il rinvio alle opposizioni, le uniche che potevano decidere, ma non l’ha voluto fare».

Finita la seduta e arrivato da Cappellacci l’insulto del «pollaio» («io difendo gli interessi dei sardi, farebbe bene a farlo anche il Consiglio»), il nuovo grupopo (Sardegna domani) si è presentato ai giornalisti (senza la presidente Lombardo). «Ci sentiamo più liberi», hanno detto Diana e Mulas. E Capelli: «Io lo sono da due anni». Infine Campus: «Io ho finito di provare vergogna».

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