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S’incatena alle scale del municipio: «Dateci una casa»

S’incatena alle scale del municipio: «Dateci una casa»

VILLACIDRO. Il dramma casa si è nuovamente materializzato ieri mattina con una giovane coppia di disoccupati, genitori di un bambino di tre anni, che ha scelto il municipio per manifestare il...

24 maggio 2012
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VILLACIDRO. Il dramma casa si è nuovamente materializzato ieri mattina con una giovane coppia di disoccupati, genitori di un bambino di tre anni, che ha scelto il municipio per manifestare il disappunto e l’angoscia per non avere un tetto sotto cui abitare e dormire. Lui, Giovanni Salis, 34 anni, si è incatenato alla balaustra delle scale davanti all’ufficio del sindaco Teresa Pani, con un cartello nelle mani : «Non ho più un tetto dove vivere e un bimbo di 3 anni…cosa devo fare?». Lei, Ilaria Pascalis, 26 anni, si muoveva nervosamente lungo il pianerottolo aspettando e sperando che da dietro la porta del primo cittadino arrivasse una risposta diversa da quelle ricevute finora. E cioè, che la loro situazione è tenuta nella giusta considerazione, ma che al momento non c’è la possibilità di dare loro un alloggio popolare e neppure un lavoro. La coppia (che non è sposata ma lo farà il mese prossimo) risulta al sedicesimo posto nella graduatoria di assegnazione di case del Comune, ferma al dodicesimo avente diritto. Sindaco e vicesindaco hanno detto alla coppia di pazientare, ma la drammaticità della situazione ha spinto Giovanni Salis e Ilaria Pascalis al clamoroso gesto di ieri mattina: «Non sappiamo dove andare – ha detto lei –, finora siamo stati ospitati da mia suocera, mia madre, nonne, zii. Ma solo per qualche giorno, poi, come ha fatto mia madre dopo una discussione, ci dicono di andar via». E ancora: «Stiamo facendo questo per nostro figlio, non possiamo continuare a sbatterlo da una parte all’altra o farlo dormire all’aperto. Abbiamo anche paura di rivolgerci ai Servizi sociali perché ci hanno detto che c’è il rischio che ci portino via il bambino». Il padre del piccolo aggiunge: «Non mi danno neppure una giornata di lavoro: non voglio essere costretto ad andare a rubare». (l.on)

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