La Nuova Sardegna

Cagliari

Piano casa, con un ettaro di terreno si può costruire

di Filippo Peretti
Piano casa, con un ettaro di terreno si può costruire

La Regione ha approvato i nuovi indirizzi per le zone agricole. Ma i Comuni possono prevedere misure più restrittive

17 maggio 2012
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CAGLIARI. È uno di quegli argomenti che, a seconda di come viene percepito dai diretti interessati, ti fanno vincere o perdere le elezioni. La giunta regionale ha approvato gli «indirizzi interpretativi» della legge sul Piano Casa nelle zone agricole. La prima indicazione, una delle più attese: per realizzare una costruzione la superficie minima del terreno è di un ettaro, che può diventare di tre ettari su decisione dell’amministrazione comunale.

L’assessore regionale all’Urbanistica, Nicola Rassu, ha spiegato che nel corso degli anni sono sorte «divergenti interpretazioni» tanto che i Comuni «hanno rivolto alla Regione numerose richieste di chiarimenti». Da qui l’esigenza di diramare nuovi «indirizzi interpretative» con l’obiettivo di una uniforme applicazione dell’articolo 13 bis della legge regionale 4 del 2009 (Piano Casa) poi modificata dalla legge 21 del 2011. Gli indirizzi sono relativi alla «tutela, salvaguardia e sviluppo delle aree destinate all’agricoltura».

Vediamo il dettaglio. Della superficie minima si è detto: la Regione ha fissato la misura di un ettaro per poter costruire nell’agro, ma ha lasciato ai Comuni la possibilità di innalzarla sino a tre ettari. Il punto di partenza, con la previsione del Piano paesaggistico della passata legislatura (giunta di Renato Soru), era di dieci ettari. Soluzione che aveva provocato non poche proteste. Comunque, le possibilità di edificare nelle zone agricole sono sempre subordinate all’effettiva connessione del fabbricato con le funzioni di conduzione agricola e zootecnica del fondo. Le direttive proposte da Rassu e approvate dalla giunta puntano a favorire «quegli interventi che assicurano il recupero del patrimonio edilizio esistente».

Per quanto riguarda le costruzioni l’indice massimo di edificabilità per le nuove residenze è pari a 0,03 mc/mq per il primo ettaro da ridurre del 50per cento per il secondo e del 75 per cento per gli ettari successivi.

Nel documento sono inoltre contenuti indirizzi specifici per le diverse tipologie. Si va dalle residenze ai fabbricati e agli impianti connessi alla conduzione agricola, zootecnica e all’itticoltura del fondo, alle strutture funzionali nei boschi, negli impianti arborei industriali, alle strutture per il recupero terapeutico dei disabili e per le strutture per agriturismo. «Ai Comuni e ai cittadini – ha detto Rassu – vogliamo offrire maggiore chiarezza sugli interventi possibili. Il nostro atto di indirizzo si pone come obiettivo quello di salvaguardare il paesaggio rurale con tutte le sue peculiarità e preservare inoltre le sue identità». Ma nello stesso tempo, ha affermato l’assessore all’Urbanistica, si punta a centrare altri due obiettivi. Il primo è quello di «garantire un corretto e razionale utilizzo del territorio, salvaguardando le peculiarità delle zone agricole dallo sfruttamento senza controllo». Il secondo obiettivo, ha concluso Rassu, è qiello di «assicurare alle attività agricole e a quelle connesse all’agricoltura, uno sviluppo economico adeguato ma sostenibile sotto ogni profilo».

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