La Nuova Sardegna

Cagliari

«Buoncammino dimenticato da tutti»

Giovanni Bua

Denuncia choc su YouTube di un agente della polizia penitenziaria. L’organico è ridotto al minimo e gestire la sicurezza dei detenuti diventa un lavoro impossibile

04 ottobre 2007
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CAGLIARI. L’allarme Buoncammino arriva sul web. A ospitare la protesta della polizia penitenziaria della casa circondariale è il sito YouTube, dove Nicola Sundas, uno degli agenti, rilancia la denuncia del Sinappe (il sindacato di categoria) sulle croniche carenze di organico che affliggono il carcere cagliaritano. Nel quale, tra pensionamenti mai rimpiazzati, ed esoneri da stress, lavorano meno della metà degli effettivi necessari. «Siamo pochi - sottolinea Sundas - troppo pochi. E la nostra sicurezza, quella dei detenuti, e quella di tutti i cittadini, è in pericolo».

 Non è la prima volta che lavoratori e detenuti del carcere di Buoncammino sceglono internet per far sentire le loro ragioni. Nel gennaio del 2000 lo stesso Nicola Sundas mise in piedi (primo in Italia) un sito internet della casa circondariale, coinvolgendo direzione, istituzioni e detenuti che caricarono in rete il loro giornale «Comunicare». E nell’agosto del 2002, poco prima dell’arrivo in visita dell’allora guardasigilli Castelli, i detenuti denunciarono «le condizioni di estrema invivibilità del carcere» confezionando un vero e proprio telegiornale (con tanto di redazione stabile) scaricabile in rete, con la collaborazione di uno studio di informatica privato.

 E ancora una volta gli uomini e le donne che lavorano alla caa circondariale scelgono il web per fare sentire la loro voce. Destinatario ancora una volat è il ministro della giustizia (in questo caso a Clemente Mastella) a cui Nicola Sundas si rivolge nel suo appello su YouTube.

 La denuncia riguarda principalemnte le carenze di organico. Secondo il Sinappe (il sindacato autonomo di polizia penitenziaria) e le previsioni ministeriali le unità a lavoro a regime dovrebbero essere 267, mentre ora tra le mura del carcere cagliaritano ci sono soltanto 130 agenti penitenziari che si devono occupare di 308 detenuti (poco sotto la capienza massima tollerabile che è di 353).

 La causa del progressivo spopolamento sarebbero i pensionamenti, (51 soltanto tra 2006 e primi mesi del 2007) al quale non è seguita nessuna nuova assunzione. A questo si aggiungono un’altra serie di problematiche (malattie, ma anche servizi lontano dal carcere o traduzioni e piantonamento dei detenuti) che un organico ridotto all’osso non è in grado di affrontare. Le conseguenza: gli uomini e le donne che lavorano a Buoncammino sono costretti a turni massacranti, (fino a 15 giorni di lavoro consecutivi) non possono godere le ferie dovute, non sono in grado di garantire il miglior servizio possibile. Qualche esempio: la ronda sul muro di cinta è spesso fatta da due persone invece che dalle quattro necessarie; non sempre si può garantire che le detenute siano piantonate da agenti di sesso femminile; spesso capita che un solo agente debba controllare un interno corridoio (a pieno organico ne servirebbero cinque).

 Sicurezza a rischio dunque, anche se la situazione è sotto controllo anche grazie al grade impegno delle associazioni di volontariato che operano nella struttura. A rimetterci maggiormente sono più che altro le guardie carcerarie, sottoposte a una pressione enorme e a rischi altissimi (una media di 40 agenti all’anno marca visita per eccessivo stress).

 A questo si aggiunge il fatto che le strutture sono ormai obsolete e il previsto spostamento del carcere nell’hinterland non consente di programmare i lavori di ammodernamento che sarebbero necessari.
 «Questa situazione va avanti da anni - sottolinea Sundas - è si ripercuote sulla sicurezza di tutti i cittadini. È ora che il ministero della giustizia e tutti gli organi competenti si attivi per garantire una risposta».
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