La Nuova Sardegna

Cagliari

Authority-industriali: patto per il porto

Alessandra Sallemi

Discussione su piano regolatore, aree contese, strategie di crescita

04 ottobre 2007
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CAGLIARI. Dev’essere davvero cambiato qualcosa a proposito di porto e dintorni se nel primo incontro ufficiale tra industriali e il nuovo presidente dell’autorità portuale un rappresentante autorevole dell’imprenditoria dei trasporti ha sollevato il problema più scabroso: la controversia tra autorità portuale e Casic sulla titolarità di alcuni terreni, quelli piazzati in posizione davvero strategica. Non numerosi i temi trattati, una soprattutto la richiesta degli industriali: non ricominciare daccapo col piano regolatore, servirebbe a perdere un tempo che Cagliari non ha.

 Il resoconto per la stampa licenziato dagli industriali contiene qualche nota idilliaca. L’impegno reciproco sarà «per accrescere il livello di cooperazione tra autorità portuale e rappresentanza imprenditoriale con il comune obbiettivo di far diventare la più importante struttura portuale della Sardegna un punto fermo di sviluppo economico del territorio». Non si è parlato di turismo ma di «maggiore integrazione col distretto industriale dell’area vasta cagliaritana e un miglioramento della catena logistica».

E mentre il nuovo presidente Paolo Fadda ricordava «che in tal senso gli imprenditori privati possono svolgere un ruolo fondamentale», il presidente della sezione trasporti della Confindustria meridionale sarda, Antonio Musso, spiegava che «gli imprenditori hanno oggi più che mai bisogno di certezze dei tempi e delle regole. Senza queste appare improponibile parlare di nuovi investimenti e di sviluppo dell’area portuale». E, si riferisce nella nota stampa, «la necessità di sgombrare il campo da colli di bottiglia e da lacci e laccioli di varia natura per accelerare i tempi burocratici e favorire nuovi investimenti è stata ribadita anche dagli altri imprenditori presenti».

Il presidente degli industriali delle province meridionali sarde, Alberto Scanu «ha sottolineato il ruolo che la portualità può e deve svolgere anche alla luce della pianificazione strategica della Sardegna e di Cagliari, per lo sviluppo e l’internazionalizzazione della nostra economia». Fadda «ha evidenziato il grande livello di efficienza già raggiunto, efficienza che, unitamente alla situazione geografica favorevole, fa intravedere positive prospettive di sviluppo». «Tra le altre priorità - si continua nella nota - è stata inoltre segnalata la conclusione, nei tempi più brevi, dell’iter di approvazione del nuovo piano regolatore del porto che, auspicano gli imprenditori, dovrebbe essere approvato a partire dalla bozza presentata nei mesi scorsi dal presidente uscente dell’autorità portuale. Ricominciare dal principio - è scritto nella nota - non avrebbe altra conseguenza che quella di allungare i tempi, con conseguente ulteriore perdita di competività del porto cagliaritano».

Fadda ha soltanto cominciato il giro di presentazioni istituzionali e conoscenza dei problemi. Incontrerà anche il tema scottante della società per la gestione della zona franca (un carrozzone mai partito, che il suo predecessore aveva tentato di rianimare), quello ancora più grave della sicurezza zero per i lavoratori portuali, nonché l’ennesimo accordo di programma per far funzionare il porto proposto stavolta dalla Provincia e rimasto appeso al nulla e poi gli appetiti turistici parecchio sollecitati dagli imprenditori che negli ultimi anni hanno fatto incetta di palazzine e terreni tra la Marina, Stampace e La Plaia.
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