La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, bombe ecologiche tra i pini secolari di Arenosu e Mugoni

di Gian Mario Sias
Alghero, bombe ecologiche tra i pini secolari di Arenosu e Mugoni

Dopo 2 anni l’ex campo nomadi resta una discarica abusiva. E Sant’Igori è ancora pieno di rottami anneriti dall’incendio

25 novembre 2016
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ALGHERO. Le oasi naturali della Riviera del corallo sono un disastro. Eventi dolosi e scelte politiche non conseguenti tra loro hanno trasformato la pineta dell’Arenosu, a Fertilia; e la pineta Mugoni, a Porto Conte, in bombe ecologiche. La chiusura del campo nomadi e l’incendio del camping Sant’Igori risalgono all’anno scorso, ma le emergenze sono finite nel dimenticatoio. Nel gennaio del 2015, quando i rom abbandonarono il campo dell’Arenosu, fu festa per tutti. Fu il primo risultato concreto dell’amministrazione di Mario Bruno, che si era insediata da sei mesi.

Al netto dei risvolti sociali della vicenda e dell’effettivo progresso del cammino di integrazione che sarebbe dovuto scaturirne, resta il fatto che la bonifica della pineta non è stata eseguita. Tra annunci, proclami, impegni e stanziamenti che vanno su e giù per la 131 ma che non incrociano lo svincolo per Fertilia, sono passati quasi due anni e l’Arenosu è ancora una bomba. Cupe vampe hanno illuminato il cielo di Fertilia almeno due volte negli ultimi dodici mesi, ma neanche le fiamme e i danni ambientali sono bastati per risolvere il problema. Dovevano essere 500mila euro, poi di meno, poi il doppio. L’ultima notizia è che da Cagliari stiano per arrivare 1milione e mezzo di euro. Sono previsti dal Patto per la Sardegna che il presidente Pigliaru, lo scorso luglio ha firmato a Sassari con il premier Matteo Renzi. Solo che il patto non è sbloccato e l’Arenosu, su cui i comunicati stampa, i progetti e gli impegni si sono sprecati, resta una discarica abusiva. Sistemata proprio nel cuore di un gioiello naturalistico che potrebbe far svoltare l’economia turistica di Fertilia, e non solo.

Risale invece al settembre del 2015 il devastante incendio che rase al suolo oltre dieci ettari della prestigiosa pineta che punta a Tramariglio e Capo Caccia. Una task force numerosissima, all’indomani del rogo di sicura origine dolosa, che scaturì da un innesco sistemato all’ingresso di uno dei due campeggi sotto sequestro, assicurò che si sarebbe fatto molto in fretta, perché non ci si poteva permettere di non intervenire prima dell’arrivo delle piogge. Invece è finita quell’estate, è arrivato l’autunno, poi inverno, primavera, estate e un nuovo autunno, che passerà tra meno di un mese.

Al momento del rogo, nella pineta si trovavano un numero spaventoso ma non definito di bombole di gpl per uso domestico, che dovrebbero essere state rimosse. Ma c’erano anche 250 roulotte e i rottami di auto, barche, bici e i materiali rimasti lì da quando i camping di Sant’Igori e Sant’Imbenia sono stati messi sotto sequestro nell’ambito della vicenda giudiziaria legata ai presunti abusi edilizi commessi al loro interno. Ha ragione il vocabolario dei sinonimi: emergenza vuol dire anche eventualità.

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