La Nuova Sardegna

Alghero

Va all’asta il villaggio di Monti Carru

di Gianni Olandi
Va all’asta il villaggio di Monti Carru

La vendita all’incanto dell’insediamento residenziale si terrà al tribunale civile di Oristano il prossimo 15 novembre

28 settembre 2016
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ALGHERO. Doveva rappresentare un salto di qualità anche per la ricettività residenziale dell'intero nord ovest Sardegna, un quartiere in collina, con panorama stupendo, a soli 2 chilometri dalla città ma in un contesto ambientale di straordinaria bellezza.

Si parla della lottizzazione Monti Carru, 24 ettari che guardano sull'area urbana raggiungibili dalla direttrice di Carrabuffas ma, più facilmente, dalla vecchia Olmedo-Alghero. Una lottizzazione antica, che risale al 1985 quando viene approvato il primo intervento della famiglia Dettori di Alghero proprietaria dei terreni. L’architetto era Gianni Giamondi, lo stesso che realizzò per Berlusconi Villa Certosa.

Vicissitudini diverse portano al 1995 quando la regione riapprova la convenzione che nel frattempo era scaduta. Si arriva al 2003 e cominciano i lavori, le volumetrie sono importanti, poco meno di 300 mila metri quadri per circa 90 mila metri cubi. Un progetto che sposava, all’epoca, la nuova filosofia residenziale: vicino alla città, alle spiagge dorate e alla movida estiva, ma lontano dalla stessa, il buen retiro in collina, a meno di 5 minuti di auto. Una sessantina di ville , tra la parte bassa ma anche in collina dove si gode la vista mare. Le prime realizzazioni riguardano la viabilità, parcheggi privati all’aperto e tanto verde. Un piccolo eden.

La lottizzazione e la tipologia indubbiamente prestigiosa avevano mosso il mercato immobiliare dell’epoca, che all’inizio degli anni 2000 ancora tirava, non mancavano le vendite che hanno attirato professionisti anche della penisola, molti quelli del capoluogo sassarese, ai quali l'investimento sulle colline che sovrastano la Riviera del Corallo risultava gradito. Ma tutto questo in seguito al fallimento dell'impresa, la “A.M.P. Di Mariano Carta e Figlio di Oristano”, dichiarato nel 2014, si avvia ora verso una conclusione che non era di certo quella auspicata. Il prossimo 15 novembre una sessantina di ville, diverse decine di posti auto, terreni e perfino gli impianti di accumulo delle acque e servizi tecnologici in genere, saranno messi all’asta giudiziaria dal Tribunale civile di Oristano.

I volumi in vendita sono impressionanti, soltanto le aree edificabili superano i 10 milioni di euro di valore stimato, e poi ci sono le 120 abitazioni già realizzate e i posti auto. Complessivamente l’incanto dovrebbe superare i 30 milioni di euro.

Il fallimento dell’impresa avviene per una serie di cause che non erano state previste all’inizio dei lavori. Intanto la scoperta di un vasto insediamento archelogico, la Purissima, che aveva determinato pesanti ritardi e costi aggiuntivi, ma forse soprattutto un contenzioso sorto con un consorzio di strade vicinali trascinatosi a lungo e riguardante i collegamenti idrico e fognario senza i quali le ville non potevano ottenere l’abitabilità. Il contenzioso, andato avanti per una decina di anni, ha determinato - a sua volta - azioni di rivalsa da parte di coloro che avevano acquistato e versato caparre ma che proprio per la mancanza di abitabilità non potevano contrarre gli atti e quindi entrare nella proprietà del bene. Nel frattempo si fa avanti la crisi economica, il mercato immobiliare ristagna, e il credito stringe i cordoni della borsa.

L'impresa resta quindi soffocata da questa serie di eventi che la portano al fallimento. Va ricordato ancora che il progetto generale di Monti Carru non era costituito soltanto da ville e residenze: era previsto un grande albergo a 5 stelle, piscine, campi da tennis, centri benessere, una rete commerciale di servizi, bar , ristoranti, spazi per attività culturali, centri di grande distribuzione e anche un’area dedicata alle attività degli studi professionali. Una sorta di «Alghero 2» capace di autogestirsi nei servizi e nell'offerta di residenze. Per creare un collegamento di tipo sociale, un cordone ombelicale con la città, era previsto l'affidamento degli impianti alle società sportive che ne avessero fatto richiesta con garanzie di corretta gestione.

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