La Nuova Sardegna

Alghero

Sla, fondi bloccati in Comune

di Gian Mario Sias
Sla, fondi bloccati in Comune

L’odissea di Maria che da gennaio non riceve più il contributo regionale della legge “Ritornare a casa”

19 luglio 2016
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ALGHERO. La sclerosi laterale amiotrofica l’ha costretta su una sedia a rotelle. Dipende da chi l’aiuta nei gesti più semplici e quotidiani. La malattia, però, non ha scalfito la sua forza e non ha intaccato il suo sorriso contagioso, che parte dalla bocca, le accende lo sguardo di ironia e le illumina il volto di dolcezza. Vuole raccontare la sua storia, chiede aiuto. Giustizia vuole, nient’altro. Per questo preferisce non essere riconoscibile e chiede di non essere nominata. La chiamiamo Maria, ma è tutte le Marie e i Mario che affrontano il destino senza vittimismo, senza paura, con serenità. Maria è la protagonista di una vicenda paradossale, di una burocrazia apparentemente invincibile, tanto da riuscire per pochi momenti là dove non è riuscita neanche la sla: intaccare la sua voglia di vivere. Volendo sintetizzare al massimo, la storia di Maria è questa: viene inserita nel progetto “Ritornare a casa”, attraverso cui la Regione finanzia piani dedicati per l’assistenza domiciliare di malati di sclerosi laterale amiotrofica e altre patologie degenerative. Da gennaio smette di ricevere i soldi, che di norma transitano per il settore Servizi sociali del Comune e da lì arrivano a Maria. Da sei mesi lei paga di tasca propria le spese sanitarie e le sue straordinarie assistenti, che non la mollano un attimo e fanno ormai parte della sua famiglia, insieme al marito – un uomo tanto innamorato e altrettanto ricambiato, ci vuole poco per capirlo – e al figlio, che Maria descrive con orgoglio e soddisfazione. In tutti questi mesi ha protestato negli uffici, ha minacciato azioni eclatanti al sindaco Mario Bruno, ha tempestato di telefonate e di visite i dirigenti e i funzionari della Regione e del Comune. Fino a scoprire che i suoi soldi sarebbero nelle casse del Comune e che lì sarebbero sempre stati. Solo che, per un pasticcio amministrativo di cui non ha alcuna colpa, non li può ricevere. Paradosso nel paradosso, per scoprirlo ha dovuto fare approfondimenti e accertamenti per i fatti suoi, perché nessuno gli ha mai detto la verità. Oggi decide di raccontarla, «ma solo perché tutti facciano la propria parte e mi mettano nelle condizioni di non dover rinunciare a fare quello che faccio, perché io voglio continuare a vivere, non ho alcuna intenzione di morire come un topo in gabbia», dice Maria mentre una delle sue assistenti l’accudisce. «Sono malata da cinque anni, da quattro lei sta con me, è il mio sole – ci racconta – ma io oggi non posso più pagarla e rischio di doverci rinunciare». La vicenda che racconta Maria è paradossale. «La Regione ha finanziato il progetto “Ritornare a casa”, ma ad Alghero non sono ancora stati liquidati perché prima il Comune deve consumare le risorse già ricevute e destinate ad altri malati prima di me», spiega Maria. Insomma, nelle casse comunali c’erano delle risorse destinate specificamente a casi come quello di Maria. «Solo che per motivi che ignoro quei soldi sono stati inseriti nel bilancio, cosa che non sarebbe stata possibile perché si tratta di risorse dedicate specificamente a quel progetto», ci racconta. E ora succede che, «per ricevere quei soldi bisogna aspettare i tempi e le liturgie previste per le poste di bilancio – prosegue – ma sinché non mi danno quelli, la Regione non ne darà altri all’amministrazione comunale». Nel frattempo, «abbiamo sopperito con le nostre forze, ma ora rischio di non poter più viaggiare per curarmi e di non potermi più permettere le assistenti». Maria e il marito hanno una sola richiesta, e vale per maggioranza, opposizione e struttura. «Ognuno faccia la propria parte e si trovi una soluzione – conclude – ho bisogno di quei soldi, non voglio rinunciare alla mia vita».

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