La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, la crisi ha spazzato via il mondo dello sport

di Gian Mario Sias
Alghero, la crisi ha spazzato via il mondo dello sport

Calcio, basket e rugby erano ai vertici nazionali, ora a malapena sopravvivono. La denuncia di Antonello Muroni: «A suo tempo è mancata la programmazione»

25 maggio 2016
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ALGHERO. Sembra passata un’eternità. La squadra di calcio in C2, le tribune del Mariotti colorate di giallorosso, stracolme e cariche di entusiasmo. E le ragazze del basket femminile in serie A1, a giocarsela con le più forti d’Italia, sognando un giorno di poterle sfidare davvero alla pari. E poi i giganti del rugby, habitué dei piani alti della serie A, a un passo dal campionato Elite, quello dei big internazionali. E infine, ma non certo per importanza, Aurora Salvagno, stella della velocità italiana, enfant prodige alle cui spalle poteva rinascere tutto il movimento. Erano solo le punte di diamante di un movimento sportivo che scoppiava di salute, in cui eccellevano anche la scuola di boxe, di baseball, di nuoto, tanto per citare solo alcuni esempi. Capitava solo dieci anni fa, anche meno, ma sembra un’altra era geologica. Oggi il “pianeta sport” della Riviera del corallo pare affrontare una crisi irreversibile. Spaccato fedele del pessimo momento che sta vivendo la città. Perché la crisi economica è buona per giustificare la maggior parte dei problemi, ma non tutti. La fine dei soldi, semmai, ha svelato problemi di programmazione che non possono essere certo addebitati a chi amministra oggi, ma che oggi presentano il conto. Alghero e Fertilia sono sprofondate in Prima categoria, il basket femminile esiste solo a livello giovanile, il rugby fa più fatica di prima e tutto il resto arranca. Antonello Muroni, 40 anni di basket e dieci da amministratore comunale, dirigente federale, istruttore di minibasket, responsabile dei progetti con la scuola, ha le idee chiarissime. «Quello di dieci anni fa non può e non deve essere il modello o il parametro di riferimento, perché forse c’è stato un investimento eccessivo sull’immediato ma non si è pensato al futuro», dice il deus ex machina della Pallacanestro Alghero. «Il fatto è che senza soldi non si può fare niente, e in periodi come questo i soldi arrivano solo se esistono concrete politiche per lo sport, un investimento sul suo valore sociale, che consenta di progettare e di aspirare ai fondi comunitari», sostiene Muroni. In un periodo in cui nessun privato è disposto a investire e rischiare, le parole d’ordine diventano programmare, allevare i talenti di casa propria, ricreare una nuova cultura sportiva. Su questo sono d’accordo anche Francesco Di Rosa, un cognome che ad Alghero significa Mercede Basket e un’eredità fatta di tanta passione, Franco Badessi, che divide il suo amore tra le sale operatorie e i campi da rugby, e Gigi Nuoto, uno degli ultimi irriducibili ai quali va riconosciuto il merito, comunque, di aver conservato il calcio ad Alghero. Lo stato delle strutture sportive è in cima alle doglianze. «Sono fatiscenti, costose, poche, insufficienti», denunciano tutti. Le uniche che funzionano sono quelle gestite direttamente dalle società sportive, come nel caso del tennis e del rugby. «Forse il primo passo per provare a risollevarci potrebbe essere proprio quello – chiedono i dirigenti sportivi – le strutture siano rimesse in sesto affidate in gestione a chi le deve poter utilizzare sempre. Programmare l’attività sportiva sarebbe già più semplice».

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