La Nuova Sardegna

Alghero

Pili (Unidos) visita il carcere: «Si va verso la chiusura»

 Pili (Unidos) visita il carcere: «Si va verso la chiusura»

ALGHERO. A passare per un contastorie o per un visionario non ci sta proprio. La raffica di critiche piovutagli addosso dopo aver denunciato l’imminente chiusura del carcere di Alghero, e la...

03 maggio 2016
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ALGHERO. A passare per un contastorie o per un visionario non ci sta proprio. La raffica di critiche piovutagli addosso dopo aver denunciato l’imminente chiusura del carcere di Alghero, e la trasformazione della struttura di via Vittorio Emanuele in un centro di accoglienza per 300 migranti, l’hanno fatto arrabbiare. Mauro Pili, deputato di Unidos, passa al contrattacco e dopo una visita ispettiva durata tre ore denuncia di nuovo. «Si va verso la chiusura del carcere di Alghero e le smentite del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sono ridicole e si scontrano con i dati», afferma Pili senza andare troppo per il sottile. Per supportare con maggior forza la sua insistenza, l’ex presidente della Regione snocciola i numeri in suo possesso. «Nel 2013 ad Alghero c’erano 170 detenuti, oggi quelli presenti erano 44, più i 9 che stanno fuori per lavorare e i 5 in semilibertà», dichiara. Il parlamentare sardo denuncia «un piano chiaro da parte del Dap, che a dicembre ha smontato la tipografia per mandarla a Potenza e ora farà lo stesso con la falegnameria», sostiene. Non solo. «Da dicembre non entra nessun nuovo detenuto e continuano a uscirne, ne prossimi due o tre anni 18 detenuti saranno a fine pena – spiega – il risultato è che un carcere con 158 posti ne ospiterebbe appena 26, la decisione di non mandare più nessun detenuto ad Alghero è la dimostrazione del progetto scellerato di chiudere l’istituto». Chi dice il contrario, è la sfida neanche troppo velata, sa di mentire. «Ogni smentita d’ufficio è ridicola e funzionale solo a coprire il misfatto – conclude Pili – il tentativo di nascondere questo progetto si infrange con i dati e con la marginalità sempre più evidente del carcere». (g.m.s.)

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