La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, per il maltempo una proroga della pesca all’aragosta

di Gianni Olandi
Alghero, per il maltempo una proroga della pesca all’aragosta

Le imprese chiedono di poter recuperare le giornate perse fra aprile e giugno. Vent’anni fa per la stessa ragione venne attuato il blocco dell’ingresso del porto

03 luglio 2015
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ALGHERO. La marineria locale, e quella sarda più in generale, sono da tempo al centro di forti tensioni provocate da normative regionali superate, dalla mancanza di adeguamento delle politiche di protezione e ripopolamento la cui attuazione è spesso demandata agli stessi pescatori, come nel caso delle aragoste, e da una condizione di complessiva incertezza che sta mettendo in discussione la stessa sopravvivenza di tante imprese della piccola pesca. Una problematica che, nel caso algherese, investe una delle attività storiche della Riviera del Corallo che una volta aveva proprio nelle attività legate al mare uno dei riferimenti più importanti di tante famiglie. Le tensioni accennate in precedenza sono monitorate anche a Palazzo Civico e si registrano già alcune iniziative indubbiamente opportune.

«Stiamo lavorando per organizzare ad Alghero una conferenza di servizi con i riferimenti istituzionali della Regione, compresi quelli tecnici – dice il sindaco Mario Bruno – per affrontare nel merito una situazione che presenta ormai troppe debolezze normative che colpiscono l'intera categoria dei pescatori».

A proposito di questi ultimi appare significativo un intervento da parte di un veterano della pesca algherese, Tomasino Uldanch, che ricorda di un episodio verificatosi nel 1991 che portò il porto di Alghero alla chiusura per 12 giorni per lo sciopero generale della categoria. I pescatori avevano legato le proprie imbarcazioni con catene impedendo l’entrata e l’uscita dall’aerea portuale, paralizzando tutte le attività e determinando un intervento piuttosto pensante delle forze dell'ordine e dell'autorità giudiziaria. «Per quello sciopero – ricorda Tomasino Uldanch – sono stati condannato a otto mesi di reclusione, con la condizionale, ma la manifestazione alla quale tutti i pescatori algheresi parteciparono, obbligò la Regione a fare fronte ai rimborsi per le condizioni meteo marine avverse e quindi a riconoscere la mancata possibilità della nostra categoria di andare a lavorare».

Il ricorso storico citato dall’anziano pescatore è lo stesso che oggi provoca profondo malcontento della categoria. L’esempio più eclatante è quello dell’aragosta: dall’apertura della pesca, il 30 marzo, e per i tre mesi successivi, a causa delle condizioni meteo marine negative, le barche sono uscite in mare una decina di giornate al mese con evidenti ripercussioni negative sul piano economico, soprattutto per quelle gravate dalla presenza di personale imbarcato. Tomasino Uldanch sostiene che quelle giornate perse debbono essere recuperate, almeno in parte, quando il 30 agosto arriverà il fermo biologico.

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