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Malati di Sla senza fondi, familiari pronti a incatenarsi

Un malato di Sla
Un malato di Sla

La protesta di Verdina Serra che assiste la madre, da marzo attende l'accredito dei soldi per l'assistenza domiciliare

30 ottobre 2014
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ALGHERO Dallo scorso mese di marzo attende risposte precise dal Comune e della Regione sulla data di accredito dei fondi per assistenza domiciliare alle persone colpite da Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) e minaccia di incatenarsi davanti a municipio. Verdina Serra assiste la madre, malata da anni e allettata, e usufruisce di due finanziamenti regionali: il primo di 29 mila euro e il secondo (“Ritornare a Casa”), da 18 mila euro. Soprattutto grazie a quest’ultimo, riesce a garantire l’assistenza domiciliare all’anziana madre «decisamente migliore che in ospedale o in una struttura sanitaria privata». Assistenza paramedica e infermieristica, ma anche quella relativa alla normale attività familiare, possibile grazie alla presenza di due badanti.

«Che non pago da due mesi perché non ho più un soldo – spiega Verdina Serra –: faccio la spesa con la carta di credito ma sono in rosso di 1400 euro sui quali pago interessi altissimi e adesso rischio che mi stacchino l’energia elettrica». Un distacco che è solo parziale, da 4,5 a 1,5 kilowatt. «Ma è come se fosse totale – sottolinea – visto che gran parte della corrente serve per alimentare i macchinari che tengono in vita mia madre». Vedova e disoccupata, all’inizio dell’anno Verdina Serra ha chiesto al Comune di rinnovare la richiesta di finanziamento alla Regione. Fino allo scorso anno non ci sono stati problemi e i finanziamenti venivano erogati - mediamente - fra i mesi di marzo e di maggio. Quest’anno, invece, la domanda è arrivata in Regione a marzo e il ritardo si è accumulato “a cascata”.

«Da mesi chiedo notizie e spiegazioni per questo ritardo ma Comune e Regione non mi hanno mai risposto – aggiunge Verdina Serra –. Eppure non sto chiedendo un’elemosina, ma chiedo solo che il diritto all’assistenza di mia madre venga rispettato. Diritto a un’assistenza migliore, circondata dall’affetto della famiglia e non in una fredda struttura ospedaliera».

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