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Palazzo dei Congressi: incompiuta da 25 milioni di euro

Gianni Olandi
Il palazzo dei congressi che sorge davanti alla spiaggia di Maria Pia
Il palazzo dei congressi che sorge davanti alla spiaggia di Maria Pia

La struttura è della Regione che si limita a interventi di manutenzione ordinaria. A Capo Caccia il complesso turistico è in completo stato di abbandono e degrado

29 ottobre 2014
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ALGHERO. Il comprensorio algherese è interessato dalla presenza di due situazioni che forniscono al territorio una immagine di decadenza peraltro del tutto immeritata. Si tratta del Palazzo dei Congressi di Maria Pia e del complesso turistico di Capo Caccia. Nel primo caso si festeggiano quest'anno, si fa per dire, i 30 anni dalla sua nascita progettuale. Nel lungo percorso di un'opera che doveva dare sviluppo a tutto il Nord Sardegna si registra un solo risultato: 25 milioni di euro, di risorse pubbliche, gettate al vento. L'impianto è infatti in totale abbandono, divenuto ormai sede abituale per piccioni e cani randagi, spesso bersaglio di atti di vandalismo, un esempio fin troppo evidente della pessima gestione del denaro pubblico. Il Palazzo dei Congressi si appresta al giro di boa del 31° anno senza una via di uscita, una prospettiva seria, un utilizzo concreto.

La Regione, che ha finanziato e realizzato la struttura, da anni naviga a vista, probabilmente non sa che cosa farsene, intervenendo di tanto in tanto per la sostituzione di impianti, che mai hanno funzionato, ormai fuori norma per via degli aggiornamenti tecnologici che si sono evoluti nel tempo a supporto della sicurezza. Altre risorse pubbliche disperse in un mare di sprechi. Tra l'altro questa pessima gestione di un’opera pubblica vanta una strana situazione di oblio perenne: a nessun è venuto in mente di chiedere conto per questi 25 milioni di euro scaraventati nella piana di Maria Pia.

L'altra faccia della medaglia è rappresentata dalle condizioni di avvilente degrado nelle quali si trova il complesso turistico di Capo Caccia, una sorta di multiproprietà nelle mani di diversi privati. Al centro di una vicenda giudiziaria che ha portato al fallimento della società che lo gestiva, e che in parte ne era anche proprietaria, affidato da diversi anni alla custodia giudiziaria. L'insediamento è al centro di una costante azione di impoverimento strutturale a causa della totale assenza di interventi di manutenzione, ordinari e straordinari. Infissi deteriorati, rete idrica e fognaria da revisionare, evidenti cedimenti strutturali anche nella viabilità interna. Il fatto che il complesso sia di proprietà di privati non esclude un atteggiamento di responsabilità anche pubblico. La struttura ricettiva, posta in una condizione panoramica di rara bellezza, con i suoi 300 posti letto garantiva negli anni migliori circa 60 mila presenze a stagione, con un impiego di personale compreso tra le 100 e le 120 unità per circa 7/8 mesi.

Dal Capo Caccia giungeva inoltre un indotto consistente per quanto riguarda gli approvvigionamenti nell'agro alimentare e nei servizi. Inoltre l'area, dopo decenni di contenziosi legali fino alla sentenza di Cassazione a sezioni riunite, è stata dichiarata sul piano urbanistico a uso “turistico ricettivo”, quindi nessuna possibilità di un impiego immobiliare di tipo speculativo. Il recupero operativo del complesso turistico, prestigioso soprattutto per la sua posizione ambientale, è quindi un atto dovuto anche per le istituzioni del territorio.

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